"Il 2 marzo 2017 alle 9.45 di mattina Tiziano Renzi parla al telefono con il figlio Matteo. I magistrati lo stanno intercettando nell’ambito dell’inchiesta Consip nella quale il padre dell’ex premier è in quel momento indagato per traffico di influenze con il “facilitatore” e amico carlo Russo". Questo l'incipit del brano del libro (Di padre in figlio) in cui Marco Lillo, del Fatto Quotidiano e riportato dal giornale diretto da Marco Travaglio, sgancia una bomba sull'ex premier.
Una telefonata in cui Renzi avrebbe fatto riferimento all’inchiesta nella quale suo padre è implicato: "Un presunto caso di corruzione, traffico illecito di influenze e soffiate istituzionali - scrive Lillo - in cui sono coinvolti un imprenditore napoletano, Alfredo Romeo; alcuni dirigenti della Consip che si occupa di gran parte degli acquisti della Pubblica amministrazione", Tiziano Renzi e Luca Lotti.
Insomma, secondo Lillo, Renzi avrebbe più volte chiesto conto al padre di un incontro con Romeo "nel periodo in cui l'amico Carlo Russo contrattava un pagamento di 30mila euro al mese per Tiziano con lo stesso Romeo". Secondo Lillo, l'ex premier sapeva "che rischia di essere intercettato", ma fa trasparire ugualmente quella che Il Fatto definisce la "sfiducia" nei confronti del padre, e l'esigenza che sulla vicenda venga fatta chiarezza, per sempre. "Devi dire nomi e cognomi" ai magistrati, avrebbe intimato Renzi, il quale ha poi chiesto esplicitamente: "È vero che hai fatto una cena con Romeo?".
La risposta di Tiziano Renzi, riportata dai carabinieri nel brogliaccio dell’intercettazione ottenuta da Lillo, viene definita "sibillina: Tiziano dice di no e che le cene se le ricorda ma i bar no". E ancora, "non me lo ricordo", aggiunge il padre di Renzi, per poi spiegare: "L’unico può essere stato...". Nel seguito della conversazione, Tiziano Renzi allude a a un incontro avvenuto al Four Seasons con esponenti del mondo delle imprese ai tempio delle primarie di fine 2012.
Renzi avrebbe aggiunto: "Devi immaginarti cosa può pensare il magistrato: non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino". Un modo per sottolineare l'esgienza di trasparenza su "una vicenda grave". E Tiziano: "Se non me lo ricordo non posso farci nulla". E l'ex premier, prima di chiudere la telefonata, ribadisce al padre la richiesta di "dire la verità, in quanto in passato la verità non l'hai detta a Luca Lotti e non farmi aggiungere altro. Devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e riferire tutto quelli che vi siete detti". E Renzi avrebbe concluso affermando: "Andrai a processo, ci vorranno tre anni, e io lascerò le primarie".
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