Fonte e articolo completo:http://www.lastampa.it/2017/05/25/italia/politica/il-tar-annullacinque-nomine-di-direttori-di-musei-ira-di-franceschini-non-ho-parole-Nd8JjfWXTZzbXBy46nktrI/pagina.html
Il Mibact «presenterà, oggi stesso, appello al Consiglio di Stato e chiederà la sospensiva delle sentenze» del Tar che annulla le nomine dei direttori di cinque musei statali autonomi (Palazzo ducale di Mantova, Museo archeologico nazionale di Napoli, Museo archeologico nazionale di Taranto, Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, Gallerie Estensi di Modena). Lo ribadisce il ministero guidato da Dario Franceschini sottolineando che «l’intera procedura di selezione si è svolta in conformità non solo con il diritto europeo e nazionale, ma anche con i più elevati standard internazionali, come riconosciuto dall’International Council of Museums (Icom)». Di segno opposto il commento di Fabio Mattei, presidente Anma, l’Associazione nazionale magistrati amministrativi: «Le istituzioni rispettino i magistrati, chiamati semplicemente ad applicare le leggi, spesso poco chiare se non incomprensibili. La nomina di dirigenti pubblici stranieri (chiamati a esercitare poteri) è vietata nel nostro ordinamento. Se si vogliono aprire la porte all’Europa - e noi siamo d’accordo - bisogna cambiare le norme, non i Tar».
Franceschini: “Non ho parole”
«Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani e ora il Tar Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio...». Così il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, questa mattina aveva commentato su twitter la sentenza del Tar del Lazio che ha bocciato le nomine di cinque dei venti direttori dei supermusei. Il Tar ha invece respinto due ricorsi: Eike Schmidt resta Direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze così come Cecile Holberg alla Galleria dell’Accademia di Firenze (la ricorrente «non ha potuto dimostrare l’illegittimità della sua estromissione»). Renzi ha scritto su Facebook: ««Il fatto che il Tar del Lazio annulli la nostra decisione merita il rispetto istituzionale che si deve alla giustizia amministrativa ma conferma - una volta di più - che non possiamo più essere una repubblica fondata sul cavillo e sul ricorso. Non abbiamo sbagliato perché abbiamo provato a cambiare i musei: abbiamo sbagliato perché non abbiamo provato a cambiare i TAR».
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