Angelino Alfano: "Cristian Provvisionato è libero"
Di Claudia Osmetti per Libero
"Cristian Provvisionato è libero. Sta rientrando in Italia. Gli ho parlato". Lo ha annunciato attraverso Twitter il ministro degli affari Esteri Angelino Alfano. "Grazie alle autorità della Mauritania. Un altro obiettivo centrato", si legge nel post. Il giovane bodyguard milanese era rinchiuso dall'agosto del 2015 nel carcere di Nouakchott, arrestato per una presunta truffa di un milione e mezzo di euro ai danni del governo della Mauritania a opera di un pool di società estere con cui collaborava anche una azienda milanese. Di seguito, l'intervista pubblicata ieri, 11 maggio, su Libero, della mamma di Cristian, Doina Coman.
Ha perso trenta chili. Se guardi una sua foto non lo riconosci: il pizzetto c' è ancora, ma il volto non è più lo stesso. Ha gli occhi spenti Cristian Provvisionato, bodyguard 42enne dell' hinterland milanese che da quasi due anni è rinchiuso in una caserma di Nouakchott, in Mauritania. Nemmeno in una cella, in un compound dell' esercito. Lo trattano bene, ma esce all' aria aperta solo un' ora al giorno. È diabetico e le medicine gli arrivano dall' Italia: campa a riso e acqua. Lo hanno arrestato - il 16 agosto 2015 - con l' accusa di far parte di una banda di truffatori informatici. Quell' imputazione, tuttavia, non è mai stata formalizzata. Perché Cristian, semplicemente, è innocente. Lo ha messo nero su bianco anche la magistratura di Milano che ha aperto un' inchiesta sulla sua vicenda.
In Mauritania, Stato in cui è in vigore la legge islamica, Cristian arriva per lavoro. La Vigilar Group, la società di cui era dipendente, gli promette 1.500 euro per una manciata di settimane: un' urgenza da colmare, un collega da sostituire. Non è neanche il suo campo, ma lui accetta: si tratta solo di fare da supporto a un tecnico indiano che deve mettere a punto una demo di prodotti cyber-intelligenti. I guai, però, cominciano già all' aeroporto: la polizia gli sequestra il passaporto, l' uomo che deve rimpiazzare parte, lui rimane solo. L' esperto indiano non si fa vivo, in compenso vanno a trovarlo le forze dell' ordine.
Per mesi nessuno sa nulla di Cristian, poi arrivano le prime notizie: «Ãˆ là come se fosse una garanzia umana, questa situazione è assurda», commenta sua madre, Doina Coman. «Vorrei essere più brillante e parlare con il sorriso, ma non ce la faccio». Doina è una donna forte. Da ventun mesi sta vivendo questo inferno, fatto di appelli inascoltati e porte sbattute in faccia. Lei non demorde e, con la pacatezza di chi è determinata ad andare fino in fondo, chiarisce: «Fin da subito ho provato a parlare con le istituzioni, non si è mosso niente».
A chi si è rivolta?
«Ho osato disturbare persino l' allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Non mi ha mai ricevuta».
«Ho osato disturbare persino l' allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Non mi ha mai ricevuta».
Non ha incontrato proprio nessuno?
«In tutto questo tempo sono riuscita a vedere solo il ministro Angelino Alfano, il 26 aprile scorso».
«In tutto questo tempo sono riuscita a vedere solo il ministro Angelino Alfano, il 26 aprile scorso».
Come è andata?
«Lo ringrazio. Ma sono passate due settimane e mio figlio è ancora in Mauritania».
«Lo ringrazio. Ma sono passate due settimane e mio figlio è ancora in Mauritania».
Ha provato a chiedere in Europa?
«Ovviamente. Ho scritto a Federica Mogherini (Alto rappresentante dell' Unione per gli affari esteri, ndr). Mi sono arrivate due righe della segretaria dove si diceva che erano a conoscenza dei fatti».
«Ovviamente. Ho scritto a Federica Mogherini (Alto rappresentante dell' Unione per gli affari esteri, ndr). Mi sono arrivate due righe della segretaria dove si diceva che erano a conoscenza dei fatti».
Tutto lì?
«Tutto lì. Queste sono le nostre istituzioni. La tiritera è sempre la stessa, mi rispondono che la Mauritania è un Paese sovrano».
«Tutto lì. Queste sono le nostre istituzioni. La tiritera è sempre la stessa, mi rispondono che la Mauritania è un Paese sovrano».
E lei?
«Con un po' di ironia chiedo se non lo sia anche la Turchia...».
«Con un po' di ironia chiedo se non lo sia anche la Turchia...».
A cosa si riferisce?
«Al caso di Gabriele Del Grande: in quattordici giorni si sono attivati per farlo tornare a casa. Sono felicissima per lui, so cosa vuol dire, però...».
«Al caso di Gabriele Del Grande: in quattordici giorni si sono attivati per farlo tornare a casa. Sono felicissima per lui, so cosa vuol dire, però...».
Cosa?
«Mi viene il dubbio che in Italia ci siano cittadini di serie A e di serie B».
«Mi viene il dubbio che in Italia ci siano cittadini di serie A e di serie B».
Incolpa qualcuno per questo?
«Non ce l' ho con nessuno. Ma mio figlio è al sesto giorno di sciopero della fame, e dopo due anni noi siamo ancora qui a sperare che qualcuno si metta una mano sulla coscienza».
«Non ce l' ho con nessuno. Ma mio figlio è al sesto giorno di sciopero della fame, e dopo due anni noi siamo ancora qui a sperare che qualcuno si metta una mano sulla coscienza».
Lei è stata ospite di Fiorello nella trasmissione Edicola Fiore. Si è mosso qualcosa?
«Il programma è andato in onda lunedì scorso, questa è la prima intervista che rilascio. Il silenzio fa doppiamente male».
«Il programma è andato in onda lunedì scorso, questa è la prima intervista che rilascio. Il silenzio fa doppiamente male».
Riesce a sentire Cristian?
«Sì. L' anno scorso la Mauritania gli ha fornito un telefono, parliamo con quello».
«Sì. L' anno scorso la Mauritania gli ha fornito un telefono, parliamo con quello».
Lei è mai andata a trovarlo?
«Una volta sola, il biglietto costa troppo. Ogni mese gli mando un pacco, ma spendo 600 euro. Sono costretta a scegliere se spedirgli il cibo o vederlo. Per una madre è drammatico».
«Una volta sola, il biglietto costa troppo. Ogni mese gli mando un pacco, ma spendo 600 euro. Sono costretta a scegliere se spedirgli il cibo o vederlo. Per una madre è drammatico».
Certo. Cosa gli fa recapitare?
«Generi alimentari e medicine».
«Generi alimentari e medicine».
Lui come sta?
«Malissimo. Una volta mi ha detto: "Tanto vale che muoia qui". È affranto, ha perso la speranza».
«Malissimo. Una volta mi ha detto: "Tanto vale che muoia qui". È affranto, ha perso la speranza».
Perché?
«La magistratura di Milano ha detto che il suo è un caso politico. Non ha fatto niente».
«La magistratura di Milano ha detto che il suo è un caso politico. Non ha fatto niente».
Non ha mai sospettato nulla prima di partire?
«Come poteva? Si è fidato del suo datore di lavoro. E non è più tornato».
«Come poteva? Si è fidato del suo datore di lavoro. E non è più tornato».
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