Jacques Attali, economista ed ex consigliere di Mitterand, ha svelato di essere stato l'autore della scoperta di Emmanuel Macron: " Sono io che l'ho presentato a Hollande per farlo lavorare all'Eliseo".
Jacques Attali assieme a Macron
Se il leader di "En Marche!", insomma, ha oggi buone possibilità di divenire il prossimo inquilino dell'Eliseo, è merito di un uomo-ombra, conosciuto per lo più dagli addetti ai lavori, ma da sempre impegnato in prima linea per la causa europeista.
Secondo l' economista Alain Parguez, anch'egli ex consigliere del penultimo presidente francese espresso dal Ps, Attali :" è sempre stato un monarchico, travestito da socialista". Nel 2008, del resto, Attali collaborò con Sarkozy, dimostrando di non avere pregiudizi politici, purché si restasse all'interno di un quadro favorevole all'Ue. Una frase attribuita allo scopritore di Macron, poi, lascia sufficientemente intendere quale sia stata la sua linea di pensiero sulla moneta unica: "Cosa credono, che l’euro l’abbiamo creato per la felicità della plebaglia europea?".
Nel 2016, però, è lo stesso Attali ad invocare una svolta radicale per la burocrazia di Bruxelles, chiedendo a voce alta il ripristino di politiche keynesiane e roosveltiane. La fine dell'austerity tecnocratica, dunque, la medesima promessa che fece Hollande ai francesi durante la scorsa campagna elettorale, proposito tramutatosi in una boutade caduta nel vuoto.
In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, si scopre come Jacques Attali scelse Macron per scrivere il rapporto “Liberare la crescita”, sotto l'allora presidenza Sarkozy. Attali, scrive Stefano Montefiori: "si avvalse dell’aiuto di un giovane, brillante e sconosciuto prodotto dell’Ena, la scuola dell’élite francese: Emmanuel Macron". Poche ore dopo i risultati definitivi del primo turno delle presidenziali, l'economista francese viene allo scoperto rivendicando il suo ruolo di apripista alla carriera dell' enfant prodige proveniente dalla banca dei Rotschild. "L’unico pericolo, adesso – aggiunge Attali – è pensare che sia già finita". La partita, insomma, secondo l'ex consigliere di Mitterand è ancora aperta, e dovrà essere giocata: "con intelligenza e attenzione alle ragioni dell’altra Francia, quella che esiste e che ha votato per Le Pen".
In verità, pare che Attali non fosse inizialmente convinto della candidatura di Emmanuel Macron. In quest'altra interivsta, infatti, è lo stesso a svelare come avesse più di qualche dubbio sul lancio di una campagna elettorale priva di un programma dettagliato sul futuro della Francia: " Poi ho deciso di sostenerlo perché ha dimostrato di voler difendere riforme che erano già nel rapporto per liberare la crescita al quale avevamo lavorato insieme. Per esempio sulla questione dell'Europa, dell'immigrazione, delle pensioni, l'importanza di rafforzare l'insegnamento nella scuola materna, di fare le riforme istituzionali ".
Il cerchio attorno ad Emmanuel Macron, insomma, comincia ad essere disvelato. Tra gli invitati alla festa radical chic successiva alla promulgazione dei dati ufficiali di ieri notte, del resto, Jacques Attali era in prima fila. I poteri forti, in definitiva, hanno scelto. C'è da attendere solo la decisione dei cittadini francesi.
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