Di Roberto Mariotti
Da gennaio a giugno 2016 l’infermiera fingeva di vaccinare i pazienti, fra cui numerosi bambini. Poi buttava la fialetta e registrava comunque l’avvenuta profilassi. Ad accorgersene e a segnalare alla direzione un’anomalia le colleghe di Treviso, insospettite: i bambini non piangevano e rimaneva del liquido all’interno dei contenitori delle siringhe. Questo il racconto del direttore sanitario della Ulss2 di Treviso, Francesco Benazzi, ai microfoni di Radio Capital.
Dopo mesi la vicenda dell’infermiera è venuta alla luce
Sull’episodio hanno indagato per mesi anche i carabinieri del Nas. Dopo attente indagini, la vicenda è venuta pienamente alla luce. A illustrarla è la Ulss2 Marca trevigiana, che ha organizzato delle giornate vaccinali straordinarie mirate per varie patologie e destinate a circa 500 cittadini, «contattati tramite un’apposita lettera».
Le prime segnalazioni degli operatori
La vicenda ha avuto inizio lo scorso giugno. Dopo la segnalazione di alcuni operatori: c’era il motivato sospetto «che una collega – da poco giunta a Treviso con concorso di mobilità – potesse non eseguire correttamente le vaccinazioni». La direzione aziendale ha denunciatpo i fatti ai carabinieri. Ha preso così avvio un procedimento, durante il quale l’Aulss 2 è stata vincolata al rispetto dell’obbligo del segreto istruttorio.
I sospetti delle colleghe
L’assistente sanitaria «ha vaccinato solo per circa tre mesi, essendo stata trasferita ad altro incarico al manifestarsi dei sospetti nelle colleghe», precisa la Ulss 2. Ai primi di marzo di quest’anno la Procura ha trasmesso all’azienda la richiesta di archiviazione del procedimento da parte del pubblico ministero e il decreto d’archiviazione da parte del giudice delle indagini preliminari. Le conclusioni del pm erano «in assenza di ulteriori elementi a carico». Non più vincolata agli obblighi verso il procedimento penale, l’azienda ha così avviato una serie di valutazioni sierologiche. Il 10 aprile, in seguito agli accertamenti, la direzione del Dipartimento di Prevenzione ha concluso di avere elementi sufficienti per «ritenere che l’assistente sanitaria non aveva eseguito tutte le vaccinazioni che doveva avere effettuato, dandone segnalazione alla Procura della Repubblica e al proprio Ufficio Provvedimenti disciplinari».
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