Intervista di Antonella Grippo a Michele Emiliano
Di Antonella Grippo
Lei non ha mai nutrito soverchio entusiasmo rispetto al giustizialismo, quale scorciatoia per far fuori l'avversario politico. Alla luce dei recenti fatti di cronaca (inchiesta Consip), che, in verità, ci raccontano di un rinvigorito protagonismo della Magistratura, ribadisce questa sua vocazione? E se sì, in quale visione si situa la sua richiesta di dimissioni del Ministro Lotti?
Non ho mai chiesto le dimissioni di nessuno, ho solo ricordato che i singoli sono meno importanti della comunità che li esprime e li incarica di ruoli specifici alle volte assai importanti. Insomma, ho ribadito che serve generosità per giocare di squadra. Servono anche esperienza e cultura istituzionale che sembrano mancare nel PD e nei governi Pd, che sono incorsi in incidenti incredibili e inaccettabili al di là della questione giudiziaria. Chi governa un paese importante come l'Italia non puó rimanere incastrato in una commedia di bugiardi e furbacchioni che fanno saltare un'indagine della magistratura rivelando l'esistenza di intercettazioni ambientali che sono state impedite certamente per responsabilità di pubblici ufficiali comunque nominati dal PD e dai suoi governi. Attendere la fine delle indagini senza rimuovere queste contraddizioni in una sorta di timore di prendere decisioni difficili devasta il Pd e lo consegna al balbettio privi di costrutto.
Presso l'opinione pubblica è invalsa la percezione che, nell'arcipelago della sinistra, da sempre, la resa dei conti si giochi tra "fratelli coltelli". Non c'è il rischio che questa rappresentazione soverchi nell'immaginario collettivo le diversità progettuali dei vari attori in gioco? Per capirci : Emiliano che consanguineo è?
Io non ho mai fatto parte delle famiglie politiche fondative del PD e neppure delle sue correnti. Ho vissuto uno splendido isolamento che, peró, mi ha consentito di rispettare sempre la mia coscienza e i miei convincimenti istruttori rispetto alle tesi precostituite, tipiche delle filiere di potere. Ovviamente pago un prezzo: non ho infatti mai avuto una rete all'interno del Partito e adesso durante il congresso non posso contare su questo aspetto, che favorisce senza dubbio i miei avversari. Non so neanche se riusciró a presidiare con i miei sostenitori tutte le migliaia di seggi delle primarie e non ho artigiani della fattura delle tessere. Confido dunque nella correttezza dei compagni e delle compagne che scrutineranno le schede del 30 aprile, perché non vorrei che il mio progetto politico fosse giudicato da una giuria imperfetta.
L'Italia è il nostro partito" rinvia ad una cultura nazionalista. Si osserva, da più parti, che lo slogan richiami fortemente la sua identità di magistrato...
Sono orgogliosamente un lavoratore della giustizia, un magistrato, ed ho una visione patriottica che rispetta tutte le persone del mondo nella consapevolezza che ciascuno ama il proprio Paese come io amo il mio. Lo slogan dunque richiama tutti alla reale priorità dei valori in campo ed alla necessità di ricominciare a frenare l'Io dei politici a favore del Noi che vogliamo descrivere appunto richiamando il nesso con l'Italia.
Davigo, però, dal suo canto, sostiene che l'attività politica non è roba per magistrati, i quali, a suo dire, non sarebbero capaci di occuparsene.
In linea squisitamente teorica, l'osservazione di Davigo è tecnicamente ineccepibile. Dopo di che, la realtà contempla qualche variabile.
Lei si rivolge spesso agli elettori del M5S. C'è chi l'accusa di volerne ricalcare il copyright. Perché mai chi gravita sotto l'egida di Grillo dovrebbe scegliere Emiliano? Sulla scorta di un diffuso umore antirenziano, sic et simpliciter? Il suo intento è quello di capitalizzare, tout-court, un sentimento di avversione a Matteo?
Il fenomeno di cittadinanza attiva costituito dal Movimento 5 Stelle è un fatto positivo della storia politica italiana e credo che oltre la metà degli elettori di questa forza politica vengano dal centrosinistra. È dunque lecito immaginare di recuperarli, senza demonizzare la loro scelta, praticando l'autocritica per spiegare innanzitutto a noi stessi perché li abbiamo persi. È chiaro che la maggioranza degli italiani ritengono che i 1000 giorni dei governi del PD sono stati insufficienti e forse anche disastrosi. Chi vuole cambiare pagina deve votare noi e la nostra mozione. La mia candidatura ricompone il centrosinistra, apre un dialogo rispettoso con il M5S e migliora il suo posizionamento politico rispetto all'elettorato di centrosinistra e progressista, impedisce una deriva verso Forza Italia e migliora il rapporto col sud e con le istituzioni che presidiano la legalità e la trasparenza.
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