Si è recentemente concluso il 20º Congresso del Partito Comunista Portoghese (PCP): forza politica fra le più longeve del paese, il PCP è storicamente noto per non aver accettato in passato la svolta “euro-comunista” dei partiti comunisti spagnoli, italiani e francesi. Oggi con il suo 8% elettorale è determinante per sostenere, dal parlamento, il governo socialdemocratico di Lisbona.
A seguito delle decisioni congressuali, il Comitato Centrale del PCP ha definito i principali compiti per il 2017. Fra di essi risalta la necessità di sviluppare la lotta e allargare il fronte sociale oltre i lavoratori, coinvolgendo anche quelli che i marxisti definiscono gli altri ceti “anti-monopolisti”. Da qui la richiesta dei comunisti portoghesi per “un sostegno statale forte e dinamico del l’attività di micro, piccole e medie imprese e del settore cooperativo”.
Per fare ciò occorre rafforzare la presenza del PCP sui posti di lavoro e divulgare il programma “per una politica patriottica di sinistra” che si caratterizza in primis dalla “liberazione del Paese dalla sottomissione all’Euro e alle imposizioni e restringimenti dell’UE” per affermare “un Portogallo libero e sovrano” che oltre all’aumento dei salari insista su una politica di “difesa del settore manifatturiero e minerario”. Il PCP ricorda poi la necessità di difendere la Costituzione della Repubblica portoghese sorta dalla Rivoluzione dei Garofani del 1974, con l’approfondimento dei diritti e la lotta alla corruzione.
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