Ah, ma non è Lercio
Di Daniele Scalea
Mercoledì, quando la stampa italiana ha riportato la notizia delle ultime indiscrezioni su Trump, l’ha spesso fatto in maniera ambigua e inaccurata. Gli articoli lasciavano intendere che queste ultime informazioni venissero da un lavoro dell’intelligence Usa: il Corriere ad esempio parlava di «indagine dell’intelligence», la Repubblica di «lavoro dell’intelligence Usa», secondo entrambi con l’intervento a supporto dei servizi britannici. Ciò, malgrado la stampa Usa, fin dall’inizio, chiarisse trattarsi di note realizzate da un autore indipendente dietro commissione di una entità privata. Ma non si tratta né del primo né del più clamoroso svarione realizzato dai media italiani quando si parla di Trump.
Lo scorso 20 novembre Rai News, La 7, Il Giornale, il Corriere, la Repubblica e altre testate nostrane arrivarono a presentare come vera una finta intervista a Trump inventata dall’autore satirico Chris Lamb. In questa intervista si faceva esprimere al Presidente-eletto l’intenzione di abbattere la Statua della Libertà, eventualmente sostituendola con una nuova avente le fattezze della consorte Melania – ma non più con in mano la fiaccola, bensì raffigurata nel gesto di fare il dito medio. Sembra incredibile, ma il gotha del giornalismo italiano per alcune ore presentò come vere queste dichiarazioni. Quando lo svarione fu denunciato, alcuni si limitarono a cancellare in fretta e furia l’errore, e pochi ebbero il buon gusto di scusarsi coi lettori. Tra questi Repubblica, che tuttavia incolpò sostanzialmente Trump perché la sua retorica avrebbe reso verosimile la notizia. Il problema sembrerebbe stare nella comprensione dei testi in lingua inglese. Come gli stessi media ci ricordano di frequente, si definisce analfabetismo funzionale l’incapacità di comprendere un testo che pure si sa leggere. Non riuscire a distinguere una satira aperta da una notizia; fraintendere una nota di un investigatore indipendente con l’indagine ufficiale di tutte le intelligence Usa; non capire che «ex agente del Mi6» non significa «i servizi britannici come istituzione» – potrebbero essere considerati analfabetismo funzionale nella lingua inglese? Tutto sembrerebbe coincidere, se non fosse per il notorio collegamento, anch’esso raccontato nei giornali, tra l’essere analfabeta funzionale e l’essere populista.
I giornalisti di cui parliamo, infatti, sono assolutamente ortodossi, e ai populisti li odiano. Al punto da considerarli la causa di effetti che li precedono temporalmente. Il 5 gennaio Repubblica titolava: «Effetto Brexit sui treni in Uk: tariffe sei volte più alte che nel resto d’Europa». Il titolo non lascia spazio a molte interpretazioni: si collegano una causa (la Brexit) ad un effetto (le tariffe sei volte più care). Peccato che quelle tariffe fossero sei volte più care anche un anno fa, quindi mesi prima che si tenesse il referendum sulla Brexit. Del resto, leggendo l’articolo stesso, si scopre che “anche” alla Brexit è imputabile un aumento dell’inflazione del 1,2% in Novembre, che a sua volta avrebbe (il condizionale è d’obbligo) provocato un aumento delle tariffe dei treni del 2,3%. Insomma: la montagna del titolo ha partorito un topolino.
Considerando che questi svarioni della grande stampa vanno spesso contro i “populisti”, si potrebbe immaginare che a pesare siano i pregiudizi dei giornalisti: vale a dire, non veri errori bensì manipolazioni, consce o inconsce (wishful thinking). Ma prendiamo Augusto Del Noce, che col populismo c’entra ben poco. Orbene, lo scorso 30 dicembre Rai Storia ha mandato in onda un servizio (per giorni presente sul sito ma ora cancellato) clamorosamente intitolato «Del Noce, filosofo ateo». Sì, proprio quell’Augusto Del Noce che è tra i maggiori filosofi cattolici del Novecento, critico dell’ateismo denunciato come problema della Modernità, senatore con la Democrazia Cristiana, promotore del referendum contro il divorzio.
Nel frattempo, le medesime testate continuano a propinare intemerate contro la Rete, sordido antro in cui le “bufale”, le fake news, nascono e brulicano. Forse si intendono contrastare le fake news della Rete con le fake news dei media tradizionali, solo di segno opposto. È vero, esiste l’esempio del controfuoco, incendio controllato utilizzato per frenare l’incendio incontrollato. Ma avevamo inteso che fosse una lotta in nome della verità e del buon giornalismo, la loro, e non a maggior gloria di un’altra narrazione, non meno falsa ma ben più ortodossa.
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