Matteo Renzi lancia l’avvertimento pre-referendum: “Solo voi, votando Sì, potete scongiurare il rischio di un governo tecnico”. Il presidente del Consiglio lo chiarisce dal palco di una a Torino, accusando Lega e Movimento 5 stelle di contraddirsi perché “dicono di essere contro la casta ma poi votano No ad una riforma che taglia i costi della politica”.
“Mario Monti, l’ideologo e capo dei governi tecnici, ha detto che ho fatto troppi bonus fiscali. Il punto è che non è che si può votare di Sì perché uno alza le tasse e poi dire No se si abbassano”, ha attaccato Renzi. “Se guardassimo i numeri dei partiti per il Sì o per il No saremmo spacciati: 35 a 65. Certo è una partita difficile, ma tanti non del Pd hanno voglia di un Paese più semplice, più tranquillo. È una grande occasione per semplificare il sistema. Non dipende dai partiti, ma dai cittadini”.
E poi ha lanciato la provocazione del “kit anti-bufale”. “Questa settimana faremo il kit anti-bufale. Ne hanno dette tante, le abbiamo raccolte e le distribuiremo. Dobbiamo raccontare casa per casa che questo referendum non è il congresso del Pd. Adesso concentriamoci nel merito. Viviamo quest’ultima settimana con il sorriso sulle labbra”.
Da destra l’attacco arriva da Silvio Berlusconi:“Renzi si è fatto una riforma per sé”. Se vincesse il Sì “sarebbe il padrone dell’Italia”, ha detto l’ex premier, candidandosi alla guida del centrodestra, e provocando Matteo Salvini, che gli risponde a distanza: “Felice del suo ritorno, ma il leader sarà scelto dalle primarie”.
Berlusconi guarda già al 5 dicembre e si dice sicuro che “vincerà il No”. “Non è vero che le cose resteranno come stanno perché si aprirà la possibilità di una nuova legge elettorale, fondata sul proporzionale, con un limite per i piccoli partiti per non avere una frammentazione eccessiva del Parlamento. Una legge elettorale che noi potremo condividere con gli altri partiti sedendoci a un tavolo comune. E subito dopo l’approvazione di questa legge elettorale si potrà andare al voto”.
Renzi è la continuità del governo Monti
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