Cosa ha detto Trump al New York Times
FONTE E ARTICOLO COMPLETO:http://www.ilpost.it/2016/11/22/trump-vs-i-giornali-reloaded/
Verso l’ora di pranzo della costa orientale degli Stati Uniti, Donald Trump ha finalmente tenuto un breve incontro con alcuni giornalisti del New York Times a New York, al 16esimo piano dell’edificio che ospita il giornale. L’incontro è stato anticipato da qualche tensione: questa mattina Trump aveva annunciato che non vi avrebbe partecipato, accusando il New York Times di avere cambiato i termini della riunione, affermazioni poi smentite dal vicepresidente e responsabile della comunicazione del giornale, Eileen M. Murphy. Non è la prima volta che Trump e il New York Times litigano pubblicamente: per esempio fra il 12 e il 13 ottobre c’era stato uno scambio di lettere in cui Trump aveva minacciato di fare causa al giornale se non fosse stato rimosso un articolo nel quale due donne lo accusavano di molestie sessuali. Nell’incontro di oggi i giornalisti del New York Times hanno chiesto a Trump chiarimenti su alcuni temi molto dibattuti in campagna elettorale, come il cambiamento climatico e le ipotetiche azioni legali contro Hillary Clinton.
L’incontro è durato poco più di un’ora. Trump ha parlato anzitutto del suo rapporto con il New York Times, dimostrando una certa ostilità: ha detto che il giornale ha adottato per tutta la campagna elettorale una posizione molto severa nei suoi confronti, più dura anche di quella del Washington Post, responsabile di diverse inchieste sui conti delle attività del presidente eletto. «Sono un lettore del New York Times. Sfortunatamente. Avrei vissuto 20 anni di più se non lo fossi stato». Trump ha poi risposto ad alcune domande relative al cambiamento climatico, una questione su cui negli ultimi anni si era espresso in maniera molto scettica: per esempio aveva sostenuto che il cambiamento climatico fosse una invenzione dai cinesi per danneggiare l’industria americana e aveva minacciato di ritirare gli Stati Uniti dall’importante accordo sul clima firmato a Parigi nel dicembre 2015. Durante l’incontro con il New York Times, Trump ha fatto qualche passo indietro: ha detto che manterrà una “mente aperta” sulla questione e che valuterà attentamente cosa fare rispetto all’accordo di Parigi.
Trump ha parlato anche di Hillary Clinton, la sua sfidante alla presidenza degli Stati Uniti. In campagna elettorale Trump aveva minacciato di avviare un’azione legale contro Clinton per la ormai arcinota questione delle email, attirandosi molte critiche. Al New York Times Trump ha detto però che non intende «infliggerle altro dolore», dopo quello della sconfitta alle elezioni. Un altro tema che è stato toccato durante l’incontro è stato quello dell’estrema destra americana, che in più di un’occasione ha appoggiato apertamente la candidatura di Trump. Trump ha negato di avere rafforzato gli estremisti di destra: «Non è un gruppo che voglio rafforzare. E se si è rafforzato, voglio indagare e capire perché sia successo». Ha anche difeso Stephen Bannon, che una settimana fa è stato nominato consigliere speciale e chief strategist, un importante ruolo alla Casa Bianca. Bannon è l’ex capo del sito di estrema destra Breitbart News ed è stato spesso associato a posizioni antisemite.
I giornalisti del New York Times hanno chiesto a Trump spiegazioni su come saranno gestite tutte le attività imprenditoriali che fanno capo a lui (la questione del conflitto di interessi). Trump ha detto che sarebbe estremamente difficile vendere le sue imprese, perché gestiscono grandi patrimoni immobiliari: «In teoria potrei continuare a gestire perfettamente le mie attività e allo stesso tempo governare perfettamente il paese. Non c’è mai stato un caso come questo».
Per ultimo Trump ha risposto ad alcune domande sulla politica estera che intende adottare, un tema sul quale in passato si è espresso in maniera molto confusa e contraddittoria. Trump ha detto che la Siria è un problema «che dobbiamo risolvere» e ha aggiunto di avere al riguardo delle idee molto diverse da chiunque altro: per esempio sostiene che gli Stati Uniti debbano collaborare con la Russia nella guerra contro lo Stato Islamico e non dovrebbero invece preoccuparsi di favorire la caduta del regime del presidente siriano Bashar al Assad (la posizione di Trump è criticata da molti esperti di Siria e Stato Islamico). Trump ha anche ipotizzato di dare un incarico a suo genero Jared Kushner, che potrebbe fare da mediatore per raggiungere un accordo di pace tra Israele e Palestina, e ha aggiunto: «Mi piacerebbe essere il presidente che ha fatto fare la pace a israeliani e palestinesi. Sarebbe un grande successo».
FOTO:Donald Trump al New York Times (Spencer Platt/Getty Images)
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