Di Ilaria Proietti
Il conto è da capogiro: solo per il 2015 quasi 80 milioni di euro. È quanto ha pagato il ministero dell’Economia per la multa comminata dalla Commissione europea che nel 2014 ha condannato l’Italia per 200 discariche non a norma. E ora Pier Carlo Padoan quei soldi li vuole indietro dalle Regioni. Al più presto. Anche perché da Bruxelles sono già arrivate le ingiunzioni di pagamento per altre due rate: ulteriori 61 milioni a titolo di penalità per gli impianti che, nel frattempo, non sono stati ancora bonificati o messi a norma. Una partita che riguarda principalmente quattro regioni: Campania, Calabria, Abruzzo e Lazio. Che non hanno, come tutte le altre, alcuna intenzione di pagare.
“Fate votare Sì”, ha detto pochi giorni fa il governatore campanoVincenzo De Luca incitando i suoi a mobilitarsi per il referendum. E ricordando l’interlocuzione privilegiata con il presidente del Consiglio. In questa partita però i soldi è Renzi a volerli indietro dalla Campania. Innanzitutto dalla sua giunta, in solido con i Comuni su cui insistono le discariche condannate dall’Europa: dalla ‘A’ di Airola in provincia di Benevento alla ‘V’ di Villamaina in provincia di Avellino. In totale18.622.522 euro: un conticino record seguito da quello della Calabria che dovrà restituire quasi 16,3 milioni. L’Abruzzo dovrà rendere 10,2 milioni, il Lazio 8,1, per citare gli importi più elevati.
Ma sono solo i casi più clamorosi. Perché ad essere interessate sono tutte le regioni (anche Valle d’Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano). Che minacciano le barricate. E i comuni? I loro bilanci, se fossero davvero chiamati a rispondere in solido con le regioni, rischiano addirittura di andare a gambe per aria. Per questo l’Anci, a maggio di quest’anno, aveva tentato ogni strada per respingere al mittente le richieste della Ragioneria dello Stato: l’associazione dei comuni italiani era riuscita a spuntare un congelamento di 90 giorni del dossier. Ma trascorsa la tregua, durata ben oltre i tre mesi concordati, una settimana fa il ministero dell’Economia è tornato alla carica gettando gli enti locali nel panico. Un’accelerazione che rischia di compromettere l’ultimo miglio di una campagna referendaria al fulmicotone. Proprio nel momento in cui il premier Matteo Renzi ha bisogno dell’impegno di tutti i suoi governatori per centrare l’obiettivo a cui è legata la sua sopravvivenza politica. E questo, alle regioni è ben chiaro.
Durante l’ultimo incontro a Roma hanno redatto un documento che più o meno suona così: se Padoan e il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti non saranno disponibili a sedersi attorno al tavolo per concordare una moratoria su questo debito multimilionario, si spalancheranno le porte di un contenzioso senza fine. “Per evitare tutto questo abbiamo predisposto un emendamento alla manovra che disapplica le rivalse del Mef nei nostri confronti”, dice a ilfattoquotidiano.it l’assessore al bilancio della regione Campania Lidia D’Alessio, alle prese con il conto più salato. Ma la proposta di modifica non è stata approvata dalla commissione Bilancio della Camera. I governatori sperano che passi quando la legge di Bilancio sarà all’esame del Senato.
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