Di Edoardo Izzo
Quelle spese folli, per cene varie con la carta di credito del Comune, gli costarono le dimissioni e stamattina é arrivata la prima batosta giudiziaria. Per l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino sono stati chiesti 3 anni, 1 mese e 10 giorni di carcere. Questa la pena totale sollecitata dai pm della Capitale per l’ex primo cittadino, accusato di peculato, truffa, e falso.
I pm Roberto Felici e Pantaleo Polifemo gli contestano, nell’ambito di due diversi procedimenti, sia l’utilizzo della carta di credito del Comune per cene private, sia il pagamento di consulenze per la onlus Imagine di cui Marino era il fondatore. Per quanto riguarda la vicenda relativa alla carta di credito (il cui plafon era stato aumentato da 10 mila a 50 mila euro) a Marino sono contestate spese di circa 13 mila euro in cene. Somma che l’ex Sindaco ha poi restituito dopo l’apertura dell’inchiesta.
In merito alle indagini sulla onlus, che coinvolge altri tre indagati, l’accusa riguarda la certificazione di compensi riferiti a prestazioni fornite da collaboratori fittizi o soggetti inesistenti. Operazione, avvenuta tra il 2012 e il 2014, che avrebbe creato un danno patrimoniale di 6000 euro all’Inps per il mancato versamento degli oneri contributivi. Il Comune di Roma si è costituito parte civile ed ha chiesto 600 mila totali tra danni funzionali e di immagine. A decidere spetta ora al gup Pierluigi Balestrieri.
«Ho chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto - ha detto l’avv Musco, legale di Ignazio Marino -. L’ex sindaco sta benissimo e si è difeso con ardore. Sulle cene nessuno gli ha chiesto nulla, quando, nel dicembre 2015, si presentò in procura per testimoniare. Per quanto riguarda la Onlus, invece, Marino non ha mai messo mano a nessun atto amministrativo».
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