Di Camilla Conti
Nell'afosa terrazza di Cernobbio, in mezzo a banchieri e imprenditori costretti a fare i conti con giacca e cravatta sotto il sole ancora agostano, in mattinata è spuntato un ospite che si è subito fatto notare per la lunga tunica bianca e il mantello colorato.
Per la prima volta al Forum Ambrosetti ha attirato telecamere e flash dei fotografi l'esponente della famiglia reale saudita, il principe Turki Al Faisal, ex ambasciatore del Regno a Londra e Washington nonché ex direttore dell'intelligence saudita.
Il principe è stato invitato a tenere un focus sul Medio Oriente e sulle attuali turbolenze, anche in qualità di presidente del King Faisal Center per la ricerca e gli studi islamici. A margine dei lavori non è stato morbido nel commentare il dibattito sugli estremisti islamici: «I sedicenti membri dell'Isis non sono musulmani, sono eretici», ha detto Al Faisal invocando una coalizione «composta solo da musulmani che combatta contro queste persone».
Il principe ha anche ascoltato in platea l'intervento di Renzi. «I rapporti con l'Italia ha risposto Al Faisal - sono molto buoni ma possono essere ancora più forti con investimenti sul fronte della tecnologia, delle costruzioni e del lusso». Fra i temi caldi sul tavolo però, più che le relazioni con Renzi, il principe ha i prezzi del petrolio: nei giorni scorsi Il ministro degli esteri saudita, Adel al-Jubei, ha ieri detto che i Paesi Opec e non Opec si stanno muovendo verso una crescente posizione comune. «Credo che ci sia una mossa verso una posizione comune, verso uno sforzo comune», ha detto il ministro.
La Russia di Putin è convinta che un accordo tra i Paesi produttori di petrolio per congelare la produzione e sostenere i prezzi sia una «buona decisione» per il mercato mondiale. Gli addetti ai lavori guardano al vertice Opec di fine settembre, ad Algeri. Ormai è quasi scontato un nulla di fatto sul raggiungimento di un possibile accordo sul congelamento della produzione di oro nero. Pesa la posizione dell'Iran che in più occasioni ha ribadito di essere contraria a uno stop all'output. Seguendo l'esempio dell'Iran, anche l'Arabia Saudita difficilmente sarebbe disposta a limitare la sua produzione, alla luce dei suoi nuovi record.
Nel frattempo, i prezzi del greggio continuano a salire beneficiando della debolezza del dollaro. Aumenteranno ancora? «Non ne ho idea, non sono un trader», taglia corto il principe prima di lasciare la terrazza assolata sul lago di Como.
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione