Di Francesco Olivo
Per la quinta volta in cinque anni gli indipendentisti catalani riempiono le strade. Dal 2012 la festa della Diada, che commemora una battaglia (persa) contro le truppe borboniche nel 1714, diventa l’occasione per rivendicare la voglia di secessione dalla Spagna. Si parlava in questi giorni di stanchezza del popolo “soberanista” eppure la prova di forza, in attesa della scontata guerra di cifre, è stata superata.
La guerra di cifre
Le prime stime degli organizzatori della società civile indipendentista parla dipoco meno di un milione di partecipanti. Le manifestazioni sono andate in scena in cinque città della regione che chiede di diventare nazione, Tarragona, Salt, Lleida, Berga e ovviamente la capitale Barcellona, (dove sono scese in piazza 540mila persone, secondo la polizia municipale).
Anche il presidente della regione in marcia
Se è dal 2012 che gli indipendentisti rivendicano le loro tesi ogni 11 settembre, quest’anno c’è una differenza importante: nel parlamento catalano c’è una maggioranza assoluta di deputati che apertamente sta lavorando per la “disconnessione” con la Spagna, così per la prima volta il presidente della Generalitat (la regione), Carles Puigdemont, ha preso parte alla manifestazione, rompendo una tradizionale neutralità del predecessore Artur Mas.
“La prossima estate saremo indipendenti”
La manifestazione rivendicava è diventata un atto di appoggio ai politici locali, messi sotto accusa dai tribunali spagnoli per aver violate sentenze e leggi dello Stato. «Come da programma, mese più mese meno, la prossima estate la Catalogna sarà pronta con le strutture di un nuovo Stato - ha spiegato Puigdemont alla stampa estera - se la Spagna ci ascolta e offre un referendum saremo felicissimi, altrimenti andremo avanti per la nostra strada». E la folla di queste strade non chiede altro.
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