La caduta di Sirte sta permettendo di ritrovare molti documenti riconducibili allo Stato Islamico.
Nei progetti del Califfato l’invasione dell’Italia sarebbe dovuta cominciare proprio dalla Libia, e nello specifico proprio da Sirte. L’operazione sarebbe già cominciata con l’invio di decine di militanti partiti in modo legale, infiltrati tra le masse di disperati a bordo dei barconi: è quanto scrive oggi il Corriere della Sera.
Secondo il Corriere ci sarebbero decine di elementi jihadisti già arrivati nel Nord Italia, in particolare nel Milanese. I servizi segreti dovranno collaborare per individuarli prima che possano entrare in azione.
"Stiamo trovando nuove prove dei piani di Isis. Sono documenti che stiamo cominciando a decifrare - dicono i servizi segreti di Tripoli - Molti arrivano in pile di quaderni scritti a mano, fogli volanti, taccuini in parte rovinati dagli incendi, scompigliati dalle esplosioni e dalla furia della battaglia di Sirte. Pure, si tratta di testimonianze fondamentali. Raccontano della catena di comando di Isis da Raqqa, le province siriane e quelle irachene, sino alla Libia"
"Ci spiegano il ruolo del saudita Abu Amer al Jazrawi, il responsabile militare dei jihadisti di Sirte e quello di Hassan al Karami, il leader religioso originario di Bengasi. Dobbiamo anche capire se si trovano documenti relativi alle colonne in Europa, ai loro contatti e referenti. Già ne abbiamo alcuni. Dovrebbero interessare alla polizia italiana. Abbiamo infatti individuato numerosi riferimenti al vostro Paese, soprattutto su elementi libici, tunisini e sudanesi che agiscono nel Milanese", dicono al quotidiano milanese fonti dell'intelligence libica.
Appare sempre più chiaro che è indispensabile la cooperazione tra Tripoli e le polizie europee per individuare eventuali elementi pericolosi già presenti in Europa.
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