Di Alessio Rossini
Matteo Renzi, Sergio Mattarella e Paolo Gentiloni in un video dell’Isis, cioè il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica e il ministro degli Esteri messi in un montaggio diffuso dallo Stato Islamico per minacciare la coalizione anti-Califfato e in particolare quei Paesi come l’Italia che stanno intervenendo in Libia al fianco dell’esercito di Fayez al-Sarraj. Riporta Marta Serafini sul Corriere:
La retorica è la stessa degli altri video di propaganda del sedicente Stato Islamico visti fin qui: gli eroi del jihad combattono contro i nemici della coalizione. Putin, Kerry, il premier libico Fayez al Sarraj, Obama. Tutti i leader mondiali vengono accusati di essere crociati. Un cartello mostra tutti i Paesi che compongono la coalizione, Italia compresa.
[…] Ma per la prima volta, come sottolineato da «Il Foglio», i volti dei politici italiani fanno la loro comparsa tra i frame prodotti dalla potente macchina mediatica di Isis. Il premier Matteo Renzi, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni finiscono nella lista dei nemici, con l’accusa di sostenere il nemico Serraj e le milizie di Misurata. Verso la fine del filmato spuntano anche Benito Mussolini e Rodolfo Graziani, quest’ultimo noto in Libia come il macellaio del Fezzan per i metodi brutali adottati durante l’occupazione italiana. «Non stupisce più di tanto, sia i riferimenti a Roma sia alla storia coloniale non sono una novità», spiega al Corriere della Sera Marco Arnaboldi, analista ed esperto di Islam politico. «Ma la retorica dello Stato Islamico sembra star diventando più precisa per quanto riguarda il nostro Paese».
A conferma di questo nuovo approccio, anche un secondo video, diffuso all’incirca cinque giorni fa. Qui, negli ultimi fotogrammi, compare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Questa volta a produrre i 13 minuti di immagini propagandistiche è la divisione media siriana Al Khyar che dileggia le milizie di Misurata impiegate nell’assedio a Isis nel bastione di Sirte. «Si tratta di una nuova campagna media dal titolo Al-Bunyan al-Mahdum, lanciata dalla Libia, cui partecipano anche le divisioni siriane», continua Arnaboldi. Anche in questo caso il messaggio sull’Italia è più preciso di un riferimento generico a Roma. «In altri messaggi si leggono parole come: Arriviamo a Roma, arriviamo per distruggere la croce del Vaticano e per trasformare le sue chiese in moschee».
[…]«Tuttavia è chiaro come la caduta di Sirte e l’impegno dell’Italia per la soluzione della crisi libica rappresentino uno scenario che ci mette al centro dell’attenzione del gruppo jihadista e delle sue divisioni media».
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