DI MARCO BRESOLIN
L’allarme era arrivato venerdì scorso. L’anti-terrorismo francese aveva ricevuto una segnalazione dai Servizi di un altro Paese che avevano diffuso una foto: «Quest’uomo è pronto a colpire in Francia». Nessun nome, nessun indirizzo. Solo un’immagine. Immediate le ricerche: per la polizia una caccia al buio. La sua identità è emersa solo nel pomeriggio di martedì, quando ormai era troppo tardi.Il super ricercato sarebbe Abdel Malik Nabil Petitjean, classe 1996. L’uomo che ha sgozzato un sacerdote nella chiesa di Saint Etienne du Rouvary insieme ad Adel Kermiche. Anche lui era schedato con la lettera «S», come tutti i sospetti terroristi. Anche lui aveva tentato di partire per la Siria. Ieri l’agenzia Amaq, legata all’Isis, ha diffuso un video in cui si vedono i due killer che giurano fedeltà al Califfato prima di entrare in azione. Quello che parla, con una giacca mimetica, è Adel. Nome di battaglia Abu Jalil Hanafi. Al suo fianco Abdel Malik, alias Abu Omar, che se ne sta in silenzio e annuisce. Lo si sente solo ripetere «Allahu Akbar». Intanto tre persone vicine a Malik sono state fermate dagli inquirenti.
Fino a ieri sera l’identità del secondo killer non era ufficiale. Prima di tutto perché durante la sparatoria della polizia è stato sfigurato: è servito l’esame del Dna. E poi perché gli inquirenti non volevano inquinare le indagini: mentre tutta l’attenzione era sul paesino a 10 chilometri da Rouen, nella notte tra martedì e mercoledì, dalla parte opposta della Francia, 50 agenti si sono fiondati ad Aix-les-Bains, in Savoia, per perquisire la casa in cui Abdel Malik viveva con la madre e una sorella. Sono arrivati a lui perché martedì pomeriggio, durante il blitz nella casa di Adel Kermiche, era spuntata la sua carta d’identità . La notte prima dell’attacco in chiesa aveva dormito lì, ospite del suo complice, a 600 chilometri da casa sua. Che collegamento c’era tra di loro? Si erano conosciuti in Rete? Qualcuno li ha messi in contatto con l’ordine «unitevi e colpite?».
Qui a Saint Etienne du Rouvray, mentre la gente fa la fila per entrare in Comune e sfogarsi con gli operatori che danno supporto psicologico, nessuno aveva mai sentito parlare di questo Abdel Malik. Nemmeno nella parte Nord del Paese, dove Abdel viveva in una villetta con il giardino trascurato. «Non conosceva nessuno a Saint Etienne. Non può essere lui, non avrebbe mai potuto fare una cosa simile -ha detto ieri la madre di Abdel Malik ai media locali -, non vedo l’ora che torni a casa». La donna ha raccontato che il figlio ha passato il weekend a casa, poi lunedì è partito. «Mi ha detto che sarebbe andato dai cugini a Nancy». In realtà il suo viaggio aveva una meta diversa: Alta Normandia, destinazione mattanza.
Nel quartiere Franklin-Roosevelt di Aix-les-Bains lo descrivono come una ragazzo «amabile, aperto e ben inserito». Frequentava la moschea di Lafin, «ma non aveva mai manifestato strane intenzioni», dicono gli amici. Con la madre e la sorella si era trasferito qui un anno fa, subito dopo essersi diplomato al liceo di Marlioz. L’altra notte è stata perquisita anche la casa del padre a Montluçon, nella regione Alvernia, Francia centrale.
Dall’inchiesta emergono poi altri dettagli sul profilo di Adel Kermiche. Si è scoperto che sin da bambino era stato in cura per problemi psichiatrici. Diventato grande e jihadista pensava di far fruttare questa sua esperienza. «Voglio diventare aiuto medico-psicologo», aveva detto al giudice che lo ha liberato nel marzo scorso dopo 10 mesi di carcere (durante i quali aveva conosciuto un francese reduce da un anno e mezzo di guerra in Siria). «Ha capito i suoi errori, vuole reinserirsi», ha scritto il giudice nel decreto di scarcerazione, sottolineando il fatto che in carcere aveva dimostrato istinti suicidi. È stato invece sottovalutato il fatto che a gennaio nella sua cella, che condivideva con un saudita di nome Amir, era stata trovata una sim card. Tutto perdonato, un braccialetto elettronico poteva bastare.
In Francia montano le polemiche sulla sicurezza. Il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve ha annunciato che diecimila militari sono impegnati a presidiare il territorio. Tremila siti religiosi sono stati inoltre «messi in sicurezza». E il ministro dell’Interno starebbe preparando un piano per siglare un Concordato con l’Islam francese: gli imam riceverebbero uno stipendio dallo Stato, che però otterrebbe un controllo sulle gerarchie religiose musulmane. «Laïcité» permettendo.
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