Di Sergio Rame
Si stringe il cerchio sul secondo tagliagole che ha ammazzato padre Jacques Hamel nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray. Come già Adel Khermiche, il 19enne franco-algerino che aveva scontato un anno di prigione ed era stato rimesso in libertà il 22 marzo del 2016, anche il secondo jihadista, identificato con le iniziali A.M.P., non era sconosciuto alle forze di intelligence francesi.
Anche lui era stato schedato con la lettera "S", in quanto considerato un rischio per la sicurezza dello Stato. Nato nel 1996, sarebbe originario di Saint-Dié-des-Vosges, cittadina di 20mila abitanti situata a 600 chilometri da Saint-Étienne-du-Rouvray.
I due attentatori della chiesa di Sanit-Etienne-de-Rouvay avevano giurato fedeltà all'Isis. La prova è contenuta in un video diffuso da Amaq, l'agenzia del gruppo jihadista. Nel filmato si vedono i due giovani, presentati come l'autori dell'attacco, accanto a una bandiera dell'Isis. Uno dei due recita in arabo il testo tradizionale di fedeltà "all'emiro dei credenti" Abu Bakr al-Baghdadi.
Con l'ennesimo attacco alla Francia si delinea sempre di più la strategia dell'Isis in Europea: colpire ovunque e in qualsiasi momento per portare il caos e spingere il Vecchio Continente alla guerra civile. Aldilà del carattere selvaggio, l'assassinio dell'86enne padre Jacques mentre celebrava la Santa Messa risponde a una precisa strategia dello Stato islamico. Una strategia che non è né segreta né nascosta: sin dall'inizio degli anni 2000 i teorici deljihad l'avevano formalizzata e pubblicata su Internet ed i loro testi sono stati ripresi ed adattati dall'Isis che li diffonde dal 2014. L'obbiettivo è di far implodere quella che l'Isis descrive come "la zona grigia" in cui musulmani e "infedeli" vivono insieme senza cercare di annientarsi a vicenda: nel mondo sognato dal'Isis non ci sono che due campi: i musulmani ed i miscredenti, che devono affrontarsi fino alla vittoria finale dei "veri credenti". L'Isis insomma non ha inventato niente.
"Aveva ragione Osama Bin Laden", si poteva leggere nell'edizione di febbraio 2015 diDabiq, il periodico di propaganda online dell'Isis. "Il mondo attuale è diviso in due soli campi", scriveva citando il defunto fondatore della rete "rivale" di al Qaeda. Nel suo Appello alla resistenza mondiale, pubblicato nel 2004 su Internet e subito divenuto un testo di riferimento del jihadismo mondiale, agli spettacolari attentati stile 11 settembre che in ultima istanza provocano violente reazioni contro i paesi musulmani, il siriano Abu Mussab al Souri diceva di preferire gli attacchi di piccole cellule che operano nei paesi occidentali. A forza di colpire, esse spossano le popolazioni colpite che finiranno per rivoltarsi contro i loro governi incapaci di proteggerle, ma soprattutto contro i musulmani che vivono nei loro paesi. Che, a loro volta, saranno costretti a reagire e questo porterà alla guerre civile.
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