Intervista di Nicola Pinna a Bachisio Angius
Di Nicola Pinna
«Come mi sento? Come un ragazzo che ha litigato con un amico. D’altronde è successo a tutti di fare a cazzotti». Bachisio Angius dice di avere paura, di essere preoccupato per sé e per la sua famiglia. Lui è il ventisettenne di Sassari che ha malmenato il disabile di Olbia in una discoteca di San Teodoro e ora si ritrova a difendersi da un’accusa grave e a fronteggiare l’indignazione nazionale. «Non sono una bestia come tutti mi stanno definendo. Sì, ho esagerato con le mani, ma mi sono amaramente pentito. Ripeto: pentito. Ho chiesto scusa a Luca ancora prima che scoppiasse il caso, prima che la sua famiglia facesse la denuncia ai carabinieri». Il caso ora è in procura e in attesa che il Gip decida sulla richiesta di misura cautelare, Bachisio Angius ha già nominato due avvocati per difendersi.
Come le è venuto in mente di scatenarsi con tanta violenza?
«Ma io non sapevo che Luca fosse un disabile. Giuro, non lo sapevo. Era la terza volta che ci vedevamo, si comportava come una persona normale. Non ho mai avuto il sospetto che avesse problemi di salute. Non me l’aveva detto e di certo non potevo capirlo dai suoi comportamenti o dal suo carattere. Era sempre tranquillo».
Il fatto che non conoscesse i suoi problemi basta a giustificare le botte?
«No, certamente no. Mi rendo conto di aver esagerato, ma in discoteca durante una serata succedono episodi strani. E comunque, ribadisco quello che ho già scritto domenica sul mio profilo Facebook: se ho reagito così un motivo c’è».
Quale?
«Luca era rimasto fuori dalla discoteca. Noi siamo entrati e lui è rimasto fuori. I buttafuori non l’hanno fatto passare. E quando ero dentro lui mi chiamava di continuo. Mi ha persino minacciato, mi ha detto che avremmo fatto i conti fuori».
Ma il primo ad alzare le mani è stato lei. O no?
«Sì, ma lui aveva già litigato con altri ragazzi. E infatti tutte quelle ferite non posso avergliele provocate io. Nel video si vede con chiarezza che gli ho dato solo schiaffi e pugni. Di certo non posso avergli fratturato le gambe».
Perché ha portato Luca in discoteca? Aveva progettato il pestaggio?
«Quel giorno era il mio compleanno. Gli avevo promesso che saremmo usciti insieme. Nei mesi scorsi sono stato per lavoro a Tenerife e Luca mi scriveva sms di continuo. Mi chiedeva quando ci saremmo rivisti e così ho pensato di invitarlo alla festa di compleanno. Eravamo in pochi e lui c’era, lo consideravo un amico. Di certo non c’era nessun piano perché le cose andassero così».
Ma qualcuno era pronto col telefonino. Chi sono i ragazzi che erano davanti e che non sono intervenuti?
«Io rispondo soltanto dei miei comportamenti, non di quelli altrui. Fare chiarezza su questo aspetto adesso spetterà alle forze dell’ordine».
Le scuse poco convincenti su Facebook: perché ha usato i social?
«In realtà non è andata proprio così. Ho chiesto scusa a Luca già il giorno dopo il fatto, gli ho scritto un sms e credo si possa trovare la prova. Ho scritto su Facebook perché da due giorni non faccio altro che fronteggiare insulti e minacce. Contro di me, contro i miei amici e contro la mia famiglia. Io mi sono pentito davvero, non lo dico solo per salvarmi la faccia».
Il video ha fatto il giro d’Italia e tutti la definiscono una bestia. Come si sente?
«Sono uno che ha sbagliato, lo ripeto. Mi sono pentito, lo dico per l’ennesima volta. Di certo non mi possono considerare una bestia le persone che neanche mi conoscono».
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