Di Salvatore Santoru
I media hanno riportato che la maggioranza dei voti pro-Brexit sono derivati dai ceti meno benestanti e dagli anziani, mentre la maggior parte dei voti contrari dai benestanti e dai giovani, sopratutto quelli laureati(1).
Il fatto è che la questione del Brexit è anche e sopratutto rappresentativa di una sorta di latente "conflitto di classe" che sta animando la società britannica.
Difatti, la maggioranza del proletariato e della piccola borghesia hanno votato per il Sì, mentre la permanenza nell'UE era voluta dalla maggioranza della borghesia medio-alta e dalle élite culturali così come politiche ed economiche.
Tenendo conto di ciò, la questione migratoria è stata indubbiamente fondamentale in quanto, se l'immigrazione porta ovviamente benefici a buona parte della classe medio-alta( medio-alta imprenditoria e industria su tutti), in tempi di crisi può aumentare la competizione salariale, incidendo sul livello di vita medio delle classi operaie e della piccola borghesia.
Ciò spiega il consenso dei settori meno abbienti alle formazioni populiste euroscettiche di destra, sostegno che non è solamente avente motivazioni di stampo razzista/xenofobo ma anche economiche, e che che trova nella destra radicale l'area politica che fa maggiormente gli interessi della "working class" e della piccola borghesia, mentre in generale la sinistra di governo sembrerebbe portare avanti maggiormente gli interessi della borghesia medio-alta più "internazionalista" e/o "cosmopolita".
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