DI LEONID MAKSIMENKOV
Il Mausoleo di Lenin, costruito tra il 1924 e il 1930, e il corpo che conserva da poco meno di novant’anni rappresentano due oggetti sui quali, nel diritto d’autore, si appongono i marchi C, R o TM. Dal 1953 al 1961 proprio in quel luogo era stato conservato, con la medesima tecnologia, il corpo di Stalin sul quale non è stato esteso il diritto d’autore, anche soltanto per il fatto che è stato seppellito a seguito della decisione del XXII congresso del Kpss (Partito Comunista dell’Unione Sovietica).
Sorge spontanea la domanda: oggi in Russia chi ha i diritti d’autore sul Mausoleo e sul corpo di Lenin? Chi detiene o è erede dei diritti sui beni materiali e immateriali?
Ai tempi dell’Unione Sovietica l’edificio del Mausoleo e i suoi complicatissimi sistemi erano ritenuti prima di tutto oggetti di massima protezione per la sicurezza statale e in quanto tali erano di competenza degli organi dell’Nkvd-Kgb. Più concretamente, del comando militare del Cremlino. Fino alla morte di Stalin il corpo nel Mausoleo figurava formalmente sotto il nome del Laboratorio, anch’esso parte dell’impero della Lubjanka. In seguito il Laboratorio passò al Ministero della Salute dell’Urss.
Oggi si “prende cura” del corpo di Lenin il Centro di tecnologie biomediche della società di produzione scientifica “Istituto nazionale russo di piante curative e aromatiche” del Raschn, l’Accademia russa delle scienze agricole.
Se il governo opterà per la sepoltura dovrà risolvere migliaia di questioni giuridiche. Chi abrogherà il mucchio di ordinanze e disposizioni dipartimentali, tra cui i decreti del governo dell’Urss, e innanzitutto le renderà di pubblico dominio?
Un esempio: l’ordine su cui il 20 novembre 1939 il commissario del popolo agli Affari interni dell’Unione Sovietica Lavrentij Berija fece rapporto al presidente del governo sovietico Vjacheslav Molotov (N 5114/b): “Per lo studio delle condizioni di buona conservazione a lungo termine del corpo di V.I. Lenin e gestione del lavoro scientifico sperimentale […] Il mio vicecomissiario per il settore quadri del terzo rango per la sicurezza statale, compagno Kruglov, deve evidenziare per il personale del laboratorio le unità di ruolo a disposizione nell’Nkvd dell’Urss […] Il laboratorio rende conto del suo operato davanti a una commissione nominata dal governo […] Il laboratorio si trova sotto la guida del comando militare del Cremlino che fornisce i mezzi necessari al suo mantenimento a seconda del bilancio a disposizione”.
I documenti per i funerali di Lenin e per la costruzione del primo mausoleo in legno sono ancora conservati, non richiesti da nessuno, nel secondo inventario (segreto) del fondo N 16 della Commissione per la creazione di un memoriale a Lenin, nascosto nel cuore dell’ex archivio del Partito centrale dell’ex Istituto del marxismo-leninismo dell’ex Comitato centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica.
Presto saranno 90 anni che aleggia questo senso di mistero. Sono scaduti tutti i termini possibili e immaginabili di segretezza previsti dalla legge. Perché non sono stati fatti pubblicare i documenti? Perché ancora adesso si trema per i funerali di Lenin?
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Perché nei materiali della Commissione possono essere state nascoste delle formule con la composizione segreta di un liquido magico che i professori Vorobev e Zbarskij avevano ideato per la conservazione perenne del corpo del loro comandante.
Si tratta di quel Zbarskij di cui lo stesso Berija aveva parlato a Molotov:
“23 febbraio 1940
N 657/b
SNK* URSS
Al compagno Molotov, V.M
Il Prof. B.I. Zbarskij responsabile della conservazione del corpo di V.I. Lenin, mi ha comunicato la necessità di condurre un intervento per cancellare alcune modifiche avvenute sul corpo (semiapertura degli occhi, riduzione del volume della mano sinistra e delle ali del naso). Allo stesso tempo il comandante del Cremlino di Mosca ha riferito che durante la regolare visita del corpo di V.I. Lenin è stata riscontrata una disgiunzione della sutura della testa e un annerimento sul naso. Per lo svolgimento dei lavori di cancellazione delle modifiche scoperte è necessario chiudere il mausoleo di V.I. Lenin dal 1° marzo al 25 aprile 1940…”
“23 febbraio 1940
N 657/b
SNK* URSS
Al compagno Molotov, V.M
Il Prof. B.I. Zbarskij responsabile della conservazione del corpo di V.I. Lenin, mi ha comunicato la necessità di condurre un intervento per cancellare alcune modifiche avvenute sul corpo (semiapertura degli occhi, riduzione del volume della mano sinistra e delle ali del naso). Allo stesso tempo il comandante del Cremlino di Mosca ha riferito che durante la regolare visita del corpo di V.I. Lenin è stata riscontrata una disgiunzione della sutura della testa e un annerimento sul naso. Per lo svolgimento dei lavori di cancellazione delle modifiche scoperte è necessario chiudere il mausoleo di V.I. Lenin dal 1° marzo al 25 aprile 1940…”
Sono passati 88 anni, ma la composizione chimica è rimasta, come prima, nascosta. Oltre alle questioni storiche e di archivio ne possono emergere altre più spinose, come quella economica.
L’inumazione di Lenin porterebbe all’immediato svelamento della composizione chimica del liquido, alla sua privatizzazione, produzione in massa, vendita nelle farmacie (su ricetta o senza ricetta), commercializzazione su internet ed esportazione? Il mercato esigerà quest’offerta. La domanda è assicurata: almeno per l’applicazione di più largo consumo, non soltanto nei servizi funebri, ma anche per esempio per l’imbalsamazione degli animali.
Si può sostenere in modo inequivocabile che sul liquido di Vorobev-Zbarskij qualcuno ha già il brevetto ed è già stato formalizzato il diritto di proprietà ?
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Sorge anche un’altra domanda. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la moda di costruire mausolei e imbalsamare i capi di Stato defunti è diventata internazionale.
Il know-how sovietico era richiestissimo. Tra le repubbliche socialiste sorelle, membri del Patto di Varsavia, il progetto di maggior successo fu la conservazione del corpo del bulgaro Georgij Dimitrov, il miglior discepolo del compagno Stalin.
Oggi i compagni bulgari sono da tempo nella Nato e nell’Unione Europea. La questione del corpo di Dimitrov è stata quindi velocemente risolta, in modo efficace e molti anni fa. Intanto anche l’imponente mausoleo è stato demolito. Le immagini dell’esplosione hanno fatto il giro del mondo e continuano a essere richieste su YouTube.
Ci volle molto tempo per far esplodere il mausoleo. Il compagno Dimitrov è morto nell’epoca della bomba atomica e la sua abitazione era stata costruita in modo da resistere a un’esplosione nucleare.
Da tempo un altro comandante, il compagno Agostinho Neto, Presidente della Repubblica popolare di Angola, imbalsamato secondo la formula russa, è stato rapidamente riseppellito poiché la soluzione magica dei professori Vorobev e Zbarskij in Africa era risultata inefficace.
Ricordiamo che, poco prima di morire, Stalin fu deluso dal “socialismo slavo” e rivolse lo sguardo al socialismo asiatico. La forza di quello sguardo si sente ancora oggi. Sia in Cina (Repubblica popolare cinese) sia nei Paesi confinanti, quali il Vietnam (Repubblica socialista del Vietnam) e la Corea del Nord (Repubblica popolare democratica di Corea), sono stati imbalsamati e si conservano nei mausolei, aperti al popolo per l’adorazione e il culto, i corpi dei padri fondatori di questi Stati, dei partiti comunisti e delle forze armate popolari.
Non occorrono una sviluppata visione politica e conoscenze storiche per capire da chi sono stati copiati tutti questi mausolei, sarcofaghi, sistemi di ventilazione e di condizionamento dell’aria ecc…
È facile intuire che la discussione in corso in Russia dia fastidio agli amici del Pacific Rim. Conservando per sempre i corpi del presidente Ho Chà Minh, del grande comandante e presidente Mao, dell’illustre Kim II Sung (e tutto fa presupporre anche quello del famoso comandante Kim Jong-il da poco scomparso), i nostri amici volevano, vogliano e vorranno ancora per molto tempo vedere il Mausoleo nella Piazza Rossa di Mosca.
L’articolo, pubblicato in versione ridotta sul numero cartaceo di “Russia Oggi” del 19 luglio 2012, è stato ripreso dalla rivista “Ogonek”
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