Di Francesco Dimitri *
[¼] Nel corso della prima metà del Novecento era convinzione comune in Occidente che l’Unione Sovietica fosse immune dalla dilagante «febbre parapsicologica».
Scettici e credenti erano d’accordo almeno su una cosa: un regime ateo e materialista non avrebbe mai consentito lo studio di telepatia e affini. Poteva forse esserci qualche ricercatore isolato, ma niente di più.
A partire dalla fine degli anni Cinquanta, e soprattutto nei Sessanta, si diffuse nel blocco occidentale l’ipotesi che la situazione potesse essere un po’ diversa: dopo la morte di Stalin iniziarono ad arrivare notizie che facevano pensare che l’Unione Sovietica fosse avanti negli studi di parapsicologia.Molto avanti. C’era forse il rischio di uno psichic gap? Tra le due superpotenze si instaurò una sorta di «corsa agli armamenti psichici», anche se fu ben lontana dall’avere le dimensioni che alcuni le vogliono dare. Sappiamo per certo che esistevano dei programmi americani volti allo studio delle eventuali applicazioni di intelligence dei poteri psichici, e pare assodato che anche in Unione Sovietica ci sia stato qualcosa di simile. È molto difficile, però, tracciare i contorni precisi di questa «corsa». Per quanto oggi quei tempi possano sembrare lontani, sono passati solo pochi decenni, e molti documenti dell’epoca sono ancora classificati come segreto. A questo bisogna aggiungere la considerazione che erano anni in cui le azioni di spionaggio e controspionaggio, e contro-controspionaggio, si susseguivano a ritmo vorticoso: l’attenzione rivolta alla cosiddetta «ricerca psi», dall’una e dall’altra parte della Cortina di Ferro, poteva forse essere un modo per nascondere altri progetti. Se dall’Unione Sovietica filtravano tutte queste notizie su telepati e psicocineti, era perché venivano davvero studiati in modo massiccio, o si trattava di semplice disinformazione? La risposta più probabile è: l’uno e l’altro insieme, anche se non è possibile dire quale fosse l’aspetto prevalente.
[¼] L’illusione secondo la quale essa non avrebbe potuto trovar posto in un Paese comunista era dovuta a un errore di prospettiva, dovuto al fatto che la parapsicologia occidentale nasceva in ambienti fortemente «idealisti»: molti dei primi parapsicologi avevano anche interessi religiosi e il tentativo di dimostrare l’esistenza della telepatia era spesso un modo per riportare i fenomeni spirituali sotto l’ombrello della scienza. In Unione Sovietica la parapsicologia nacque invece da una costola della biologia materialista. Essa assunse il nome di «psicotronica», che sembrava più adeguato ad una disciplina che si voleva asettica e assolutamente non idealista. È evidente che stiamo parlando ancora una volta di differenze retoriche più che sostanziali: comunque la si voglia mettere, spostare oggetti con la forza del pensiero o addormentare persone a distanza non sembrano azioni granché «materialiste». Ma se la biologia riusciva a trasformare gli ontani in betulle, perché non avrebbe dovuto trasformare i cervelli in radio?
Uno dei primi ricercatori psicotronici fu lo psichiatra Naum Kotik. Agli inizi del secolo XX portò avanti alcuni studi su una particolare energia prodotta dal cervello, l’«energia psicofisica», irradiata in quelli che lui chiamava «raggi N». Si tratta di una forma di energia in grado di superare ogni ostacolo e, soprattutto, di garantire la comunicazione telepatica. L’intero genere umano è legato da una ragnatela di raggi N, che rende possibili tutti i misteriosi fenomeni della psicologia di massa. Kotik era alla ricerca di una spiegazione materialista a un fenomeno apparentemente magico come quello della telepatia, e la trovava in una forma di radiazione biofisica: solo qualche anno prima erano stati scoperti i raggi X, quindi l’idea dei raggi N non sembrava affatto un’ipotesi peregrina. Essi non venivano generati da qualche ineffabile corpo di luce, erano semplicemente una nuova forma di radiazione fino a quel momento sconosciuta. L’ipotesi, come abbiamo visto, affascinò Gorky. Attraverso di lui l’idea dell’influenza psichica sulle masse divenne una delle fondamenta del realismo socialista.
E fu proprio il concetto di «influenza» a caratterizzare la psicotronica. Mentre la parapsicologia occidentale si interessava di lettura del pensiero e, successivamente, di visione a distanza, per la psicotronica il problema centrale fu sempre quello di riuscire non tanto a leggere quanto a influenzarele attività cerebrali altrui. Questo portò ad alcune differenze sottili e ad altre più grosse. La più evidente è che se negli esperimenti occidentali si diede importanza soprattutto a chi riceveva il messaggio psichico, in quelli sovietici se ne diede altrettanta, se non di più, a chi lo inviava. [¼]
- Estratto da “Comunismo Magico-Leggende, miti e visioni ultraterrene del socialismo reale”(Castelvecchi,2004)-capitolo “Magia Bolscevica e Bolscevismo Fortiano”, pragrafo “Comunismo Psichico”
- FONTE ESTRATTO:http://www.castelvecchieditore.com/spirale/post_politiche/estratti/comunismo_magico.html#3
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