Di Fabrizio Ciannamea
Stato Islamico. Due parole. Un ossimoro. L’Islam, per sua definizione, è universale, globale. Tendead includere tutto e tutti. Niente di più lontano dallo Stato, secondo la concezione occidentale, inteso come “ente dotato di potestà territoriale, che esercita tale potestà a titolo originario, in modo stabile ed effettivo e in piena indipendenza da altri enti”. Lo Stato come entità finita, quindi. A differenza dell’Islam che tende all’infinito. O almeno questa è la sua interpretazione più diffusa. Allora non resta da chiederci se siamo noi in errore. Se non abbiamo ben compreso quale sia la reale matrice di Daesh, da cosa nasce e a cosa mira lo Stato Islamico.
A chiarirci le idee ci ha pensato (non volendolo) un po’ di tempo fa uno degli ideatori di Daesh, l’iracheno Samir Abd Muhammad al-Khlifawi, ex capo dell’intelligence di Saddam Hussein. Uomo di grande esperienza ed ufficiale del partito Ba’th, Al- Khlifawi è autore, quasi sconosciuto, di una serie di documenti scritti a mano nei quali descrive l’organizzazione e la struttura statale dell’autoproclamato Stato Islamico. Per lui Daesh deve essere un vero e proprio Stato “all’occidentale”. Con i suoi Ministeri, le sue leggi, le sue sanzioni. E con il suo spionaggio. Perché è di questo che si occupa l’iracheno: organizzare l’attività d’intelligence nei territori controllati dal nemico in Siria, al fine di conquistarli. E quelle idee sono diventate azione. Ed attualmente Daesh dovrebbe avere la struttura pensata anche da al-Khlifawi. Le trentuno pagine, scritte a mano dall’iracheno, ucciso per errore nel gennaio del 2014 da una brigata jihadista, sono state pubblicate l’anno scorso da Der Spiegel. E fecero tanto scalpore.
Infatti da quei documenti, ripresi in Italia da Limes, conosciuti sin dal 2014 e mai pubblicati, emerse un’immagine unica dello Stato Islamico: strutturato, efficiente e capillarmente diffuso. Daesh ha una sua conformazione statale: è suddiviso in 16 provincie (wilaya). E naturalmente alla base dell’ordinamento c’è la Sharia. Il suo vertice è il Califfo, Abū Bakr al-Baghdādī. Conosciuto inizialmente come Ibrahim Ali al-Badri al-Samarri, nato a Samarra (Iraq) nel 1971. Da piccolo il calcio era la sua grande passione. Poi è cresciuto, si è iscritto all’Università di Baghdad, e da un giorno all’altro si è dichiarato khalifa, ossia “vicario” del Rasul, il Profeta Mohammad. Una presa di potere alquanto anomala, quella di al-Baghdadi, della quale si è spesso discusso. E il nome assunto da Ibrahim non è casuale, infatti, come spiega Franco Cardini in “L’ipocrisia dell’Occidente” (Laterza, 2015), Abu Bakr era il suocero del Profeta, in quanto padre della moglie prediletta ʿĀʾisha. E proclamandosi Califfo, al-Baghdadi intende estendere la sua autorità su tutto il mondo islamico sunnita. E non solo. Perché quella del Califfo è, appunto, una missione storica ed universale.
Il numero due nella gerarchia di Daesh era Abū ʿAlī al–Anbārī. Anch’egli ex generale di Saddam che ha abbracciato totalmente l’idea dello Stato Islamico. Deceduto nel dicembre 2015, secondo fonti non confermate, nell’Isis aveva un ruolo fondamentale: dirigeva le operazioni militari contro i ribelli siriani che da una parte si opponevano ad Assad e dall’altra a Daesh. L’altro vice di al-Baghdadi era sempre un iracheno: Abū Muslim al-Turkmānī. Deceduto anche lui nel 2015, a Mosul.
Ad oggi il Califfo sembrerebbe essere sostenuto e circondato dai dieci membri del Consiglio della Shūra, il più importante organo consultivo di Daesh che nomina tutti i governatori delle provincie territoriali (wali), avendo addirittura la competenza di deporre il Califfo. A stretto contatto del Consiglio della Shūra agisce il Consiglio della Sharia, l’organo che dà l’indirizzo religioso e quindi politico allo Stato Islamico e si assicura che tutte le istituzioni, compresi i tribunali, interpretino correttamente (quindi secondo i dettami wahhabiti) il Corano. Ma Daesh non finisce qui, la sua è una struttura complessa ed articolata. E gli organi dei quali si è appena parlato controllano e dirigono dei veri e propri Ministeri.
Ad oggi il Califfo sembrerebbe essere sostenuto e circondato dai dieci membri del Consiglio della Shūra, il più importante organo consultivo di Daesh che nomina tutti i governatori delle provincie territoriali (wali), avendo addirittura la competenza di deporre il Califfo. A stretto contatto del Consiglio della Shūra agisce il Consiglio della Sharia, l’organo che dà l’indirizzo religioso e quindi politico allo Stato Islamico e si assicura che tutte le istituzioni, compresi i tribunali, interpretino correttamente (quindi secondo i dettami wahhabiti) il Corano. Ma Daesh non finisce qui, la sua è una struttura complessa ed articolata. E gli organi dei quali si è appena parlato controllano e dirigono dei veri e propri Ministeri.
Il più importante è quello delle Finanze che gestisce le operazioni economiche, le entrate e la riscossione delle tasse. Ha anche competenza sul controllo della provenienza e destinazione delle donazioni per il jihad (zakat) e le risorse sequestrate nei territori controllati, petrolio compreso. E lo Stato Islamico, pochi lo sanno, è dotato anche di un suo Parlamento. O meglio di un organo che deve elaborare proposte di legge. E’ il Ahl al-Hall wa’l-Aqd.
A fianco di questi due “ministeri”, ci sono il Consiglio militare e quello di sicurezza. Il primo, il più importante, gestisce qualsiasi operazione militare portata avanti da Daesh. Il secondo si occupa di intelligence e della polizia interna. La specialità del Consiglio di sicurezza sembrerebbe essere il controspionaggio e la capacità di infiltrare i suoi membri tra il nemico, soprattutto nelle milizie rivali.
Infine lo Stato Islamico è dotato di veri e propri consulenti mediatici, di gente che sa come veicolare un messaggio e attraverso quali canali. Ce le ricordiamo tutti le esecuzioni in grande stile, che riprendono la retorica hollywoodiana. Di tutto ciò se ne occupa formalmente il Consiglio per i media. Che ha dato vita persino ad una televisione marcata Daesh e al mensile, ormai celebre, Dabiq.
Insomma, l’obiettivo del Califfato è semplice: convertire o sottomettere i non sunniti al loro credo. In qualsiasi modo. Ed attraverso un articolato sistema gestire i territori controllati. Eppure c’è chi dice che tutto questo non sia possibile, che sia tutto un bluff, che lo Stato Islamico, instabile, debole, senza alcuna reale struttura di base, sia solo uno strumento temporaneo nelle mani dei Paesi del Golfo e della Turchia per destabilizzare il Medio Oriente. È vero, certe immagini dalle quali emerge tutta la superficialità delle azioni dei militanti di Isis fanno nascere dei dubbi. Ma i fatti sono fatti. E c’è una certezza, ora: una parte della Siria e dell’Iraq è controllata da un sedicente Stato Islamico. Jihadista e wahhabita. Che ci piaccia o no.
FONTE:http://www.occhidellaguerra.it/ecco-come-funziona-lo-stato-islamico/
TITOLO ORIGINALE:"Ecco come funziona lo Stato islamico"
TITOLO ORIGINALE:"Ecco come funziona lo Stato islamico"
FOTO:https://vk.com
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione