Di Patrizia Nesti
Quella che segue è un’intervista ad una studentessa iraniana realizzata a Livorno nello scorso mese di marzo. Ne emerge una situazione dinamica, ricca di potenzialità e in grado di produrre cambiamenti.
D: Potresti illustrarci le caratteristiche del movimento di lotta delle donne nel tuo paese?
R: I settori più conservatori tendono a far credere che le mobilitazioni delle donne sono legate esclusivamente all’influenza dell’Occidente e al processo di modernizzazione che fu favorito dalla politica dello scià , processo che avrebbe indotto a copiare alcune tendenze occidentali. La situazione in realtà è diversa. In effetti il movimento di lotta delle donne in Iran ha una sua storia autonoma, tanto che le prime pubblicazioni femministe risalgono a circa cento anni fa. Certamente la modernizzazione ha avuto un’influenza sui costumi, più esteriore che sostanziale, così come la rivoluzione khomeinista ha imposto nuovi limiti alla libertà femminile. Ciò non toglie che il movimento di lotta delle donne abbia avuto un suo sviluppo e percorso autonomo.
D: Quali sono stati i momenti più significativi di questo percorso?
R: Sicuramente il 2007 è un anno cruciale per la lotta femminista. Moltissime donne, di varia provenienza sociale si sono unite dando vita ad una mobilitazione generale contro le discriminazioni di genere presenti praticamente in tutte le leggi dello stato. Il Governo riformista, nel periodo appena precedente, aveva infatti aderito alla Convenzione internazionale per i diritti, ma non aveva di fatto rimosso alcun fattore di discriminazione a causa del veto imposto dal Consiglio dei Guardiani della Costituzione. Quest’ultimo organismo ha la funzione di verificare la compatibilità delle leggi dello stato con la legge islamica e di fatto aveva impedito di rimuovere fattori di discriminazione legati ad esempio al diritto di famiglia, o anche semplicemente alle attività di carattere sociale e culturale.
D: Che tipo di lotta viene avviata nel 2007?
R: Tramite un comitato venne avviata una campagna per raccogliere un milione di firme per opporsi alle decisioni del Consiglio: un percorso istituzionale, che aveva però l’obiettivo reale di aumentare i collegamenti e la solidarietà fra le donne, cosa che di fatto si era realizzata. Per questo motivo i settori politici nazionalisti scatenarono una campagna mirata a criminalizzare la lotta delle donne, sostenendo che ci fosse una strumentalizzazione da parte di forze politiche esterne e che le attiviste fossero cospiratrici internazionali. Il movimento subì così una dura repressione, con numerosi arresti eseguiti anche nel corso di iniziative di piazza, fermi e interrogatori.
D: Come è andata a definirsi la situazione negli anni successivi?
R: Ovviamente il movimento ha subito il colpo della repressione, che si è ulteriormente intensificata nel 2009. In questo anno in Iran si era infatti diffusa una protesta radicale e molto ampia contro il brogli delle elezioni presidenziali; a queste mobilitazioni parteciparono in modo significativo anche le donne.
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D: Dal 2009 a oggi, dopo la durissima ondata repressiva, come è andato a ridefinirsi il movimento di lotta delle donne?
R: Nonostante la repressione e le varie iniziative governative contro il movimento di lotta delle donne, dobbiamo dire che c’è stata la capacità di mantenere una fitta rete di collegamenti che ha consentito al movimento, pure tra mille difficoltà , di restare in vita e di ampliarsi. La volontà di ottenere una maggiore agibilità sociale e una maggiore autodeterminazione, cioè più libertà , è stata la spinta determinante per andare avanti. Questa necessità è stata avvertita in modo trasversale, perciò il movimento vede tra le femministe più attive non solo giuriste e studiose che hanno anche gli strumenti culturali per fare controinformazione e connettersi in rete, ma anche lavoratrici di vari settori. Questa ampia diffusione sociale ha generato un processo di cambiamento, nonostante le politiche conservatrici e discriminatorie del governo.
D: E la condizione delle donne oggi in Iran?
R: C’è un numero crescente di donne che studiano anche ad alto livello, raggiungendo un elevato grado di formazione con successi spesso maggiori dei maschi, tanto che il governo ha introdotto forme di “protezione” per gli studenti di sesso maschile. A questo successo negli studi non corrisponde però un assorbimento occupazionale, anche per le politiche governative: il 75% delle donne istruite non ha un lavoro anche per le riserve attuate in favore dei maschi.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO:http://www.umanitanova.org/2016/04/22/il-movimento-delle-donne-in-iran/
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