Il linguaggio del corpo fa parte del linguaggio silenzioso o non verbale. Quando usiamo il nostro corpo per creare azioni particolari, le interazioni tra una e più parti del nostro corpo le chiamiamo “gesti.” La gestualità è ricca di significati. Il loro uso arricchisce una conversazione, e la loro assenza la impoverisce.
Parte del nostro linguaggio del corpo è appreso attraverso la cultura popolare, la famiglia, modelli personali e sperimentazioni. Assistiamo a creazioni di gesti nuovi, a volte, in qualità di parodie di gestualità precedentemente note, oppure usiamo gesti troppo insoliti che ci fanno giudicare in modo sbagliato.
Leggere il linguaggio del corpo altrui.
Quando si parla di gesti, dobbiamo sottolineare come i significati addotti influenzano la conversazione. Idealmente, non vogliamo gesti in abbondanza, perché la loro carica di significato può solo peggiorare la nostra situazione. Vogliamo dominare l’uso dei gesti per accentuare determinati momenti, e questa nostra attenzione verrà ripagata con la creazione di un momento magico e memorabile.
L’argomento è vasto, ma si può affrontare con razionalità. Ogni parte del corpo può mettersi in evidenza attraverso l’uso di movimenti propri, oppure attraverso l’interazione con altre parti del corpo, che più frequentemente sono le dita e le mani.
L’uso delle mani crea numerosissimi gesti. Generalmente, muovere troppo le mani (circolarle, agitarle o farle scattare all’improvviso) è un segno negativo. Un gesto è utile quando sottolinea un momento contestuale: si deve inserire nella conversazione, non attirare l’attenzione su di sé. Se lo fa, il gesto deve convertirsi in un chiaro segnale di azione, come un dito che si innalza a puntare qualcosa di concreto.
Ogni movimento del linguaggio del corpo si rifà a qualcosa di naturale. Capire le sfumature addotte da tali comportamenti vuol dire collegare consapevolmente il gesto naturale al suo significato, per questo a volte può essere vantaggioso esprimere a gesti determinati stati emotivi. Più spesso, un gesto può diventare caratteristico, od una sorta di codice concordato tra una o più persone.
Alcuni esempi di gesti autonomi possono essere l’ondeggiamento del naso, il protendere le labbra, muovere il collo avanti ed indietro, mettere in risalto il petto tirando indietro le spalle, muovere il bacino, muovere le ginocchia e battere un piede. Questi gesti sono associati a speciali segnali, molti dei quali internazionali. Sono recenti le scoperte di alcuni ricercatori che stanno mappando la natura biologica delle nostre emozioni. Ulteriori sviluppi potranno definire con più certezza il peso di determinate aree rispetto ad altre.
Un gesto è anche fonte di simbolismo. Alcuni gesti derivano dalla ritualità antica, e devono la loro associazione con diversi momenti storici, come la proskynesis e l’inginocchiamento. L’uso dei gesti simbolici è concepito dai più come uno dei due usi possibili: formale o dissacrante, pertanto molti dei gesti rituali antichi (come può essere il fare le corna verso l’alto, che in altre culture diverse dall’italiana ha rimandi precisi) può essere una grave offesa verso chi osserva. Raramente gli estranei accetteranno l’eventuale ironia proposta, perché il linguaggio del corpo è fatto per veicolare significati, e poiché siamo una razza che riconosce gli sconosciuti come estranei, l’impatto della comunicazione non verbale è proprio l’ultima cosa che vuoi sbagliare. Le parole si possono ritrattare, ma i gesti raramente possono essere emendati.
È utile dividere l’uso dei gesti in tre categorie: minacciosi, di rispetto e sottomissivi. Un buon comunicatore deve saper gestire ed usare tutte e tre. Ogni gesto può essere più o meno carico di significato, ma deve andare di pari passo con ciò che viene espresso verbalmente. Una discordanza tra il detto ed il mostrato andrà sempre a sfavore dell’interazione, e dato che le preferenze personali sono diverse, si rischia di far impattare con più forza quello che il ricevente è più adatto a ricevere. In altre parole, chi è più suscettibile al linguaggio del corpo percepirà quello, e chi è più intellettuale potrebbe essere colpito di più dalle parole. L’azzardo premia il messaggio ma sfavorisce il numero di persone tra il pubblico che trarrà le giuste conclusioni.
La politica è lo scenario dove vediamo l’uso dei gesti più scellerato in tal senso. Berlusconi fu il primo a fare uso di una scrivania per eliminare la possibilità di esprimere gesti inconsulti (unendo l’uso del podio americano ad un simbolo di potere ben radicato negli inconsci degli italiani,) e da allora vediamo di tanto in tanto usare con parsimonia calcolata l’uso di determinati gesti. Osservali con attenzione la prossima volta, e cerca di capire in quanti modi il loro utilizzo è rivolto all’uso propagandistico, e non ai significati espressi. Nota anche quando i gesti sono fatti apposta (e sembra uno scherzo, ma purtroppo è vero,) per far distrarre le persone da ciò che è stato appena detto, così da intortare i più ingenui, sfruttando la dissonanza cognitiva.
La dissonanza cognitiva è ciò che in psicologia spiega perché la gente non solo accetta un fallimento, ma è anche ostile al cambiamento ed investe le proprie energie per credere in chi ha fallito, fino ad arrivare a proteggerlo anche sapendo di sbagliare (o per meglio dire, fino ad arrivare a distorcere le proprie percezioni, e proteggersi dall’ammettere di aver sbagliato in primis, adducendo la mancanza di errore anche in chi ha sbagliato davvero.).
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