Benvenuto “decoupling”: l’economia mondiale cresce, le emissioni di CO2 invece no
DI ROBERTO GIOVANNINI
Abbiamo cominciato davvero a salvare il pianeta, ma non lo stiamo facendo (purtroppo) abbastanza in fretta. Come ha comunicato stamani l’autorevole IEA, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2015 – ed è il secondo anno consecutivo che ciò avviene - le emissioni di gas che producono l’effetto serra sono rimaste stabili nonostante si sia registrata una crescita economica globale dell’economia. «I nuovi dati preliminari confermano le inaspettate buone notizie dell’anno scorso: per il secondo anno di fila la crescita economica non ha comportato un aumento delle emissioni», ha sottolineato il direttore dell’IEA, il turco Fatih Birol. Nel 2015 le emissioni di CO2 sono state infatti pari a 32,1 miliardi di tonnellate, sostanzialmente stabili rispetto a quelle rilasciate nell’atmosfera nel 2013, nonostante il Pil del pianeta sia cresciuto del 3,1 per cento nel 2015 e del 3,4% nel 2014. È quello che tecnicamente si chiama decoupling, ovvero il “disallineamento” tra la crescita economica e l’aumento delle emissioni che producono inquinamento e riscaldamento globale. Non è mai successo nella storia recente dell’umanità: per avere più benessere, finora, era indispensabile aumentare le emissioni di anidride carbonica. Un calo delle emissioni c’era stato nel 1982, 1992 e 2009, ma era stato chiaramente generato dalla recessione mondiale. Il fatto che stia cominciando ad avvenire adesso vuol dire che il sistema economico sta spostandosi nella direzione giusta per evitare il disastro climatico. Purtroppo, però, questo cambiamento di direzione è troppo lento, e non ci permetterà (a meno di aumentare la velocità del cambiamento, e la forza del decoupling) di evitare che la temperatura globale aumenti di due gradi centigradi o più, la soglia che secondo gli scienziati permetterebbe di evitare cambiamenti meteorologici disastrosi se non catastrofici. I dati preliminari dell’IEA suggeriscono che il merito di questa frenata vada dato all’elettricità generata dalle fonti rinnovabili, che ha rappresentato circa il 90% della nuova generazione di energia elettrica nel 2015; soltanto l’eolico ha prodotto più di metà della nuova produzione di energia elettrica. I due più grandi paesi che emettono CO2, Cina e Stati Uniti, hanno registrato un calo delle emissioni e un netto spostamento a favore dell’elettricità da fonti pulite, un declino che ha superato l’aumento delle emissioni registrato nei paesi emergenti in Asia, in Medio Oriente, e – paradossalmente – dell’Europa. Secondo gli esperti di Greenpeace con il risultato registrato nel 2015 la Cina è già in grado oggi di superare le “promesse” di tagli delle emissioni formulate al tavolo della COP21 di Parigi.
FONTE:http://www.lastampa.it/2016/03/16/scienza/ambiente/focus/benvenuto-decoupling-leconomia-mondiale-cresce-le-emissioni-di-co-invece-no-JGbCjc28AohqMbybwKKRbN/pagina.html
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