Di Anna Lisa Bonfranceschi
Botti di vino, tubercolosi e l’imbarazzo di un medico: la storia dellostetoscopio comincia così. Pare infatti che da Ippocrate in poi – che già aveva imparato a visitare i pazienti poggiando le orecchie sul loro torace – il metodo dell’ auscultazione si fosse diffuso anche tra gli osti, mescolato a quello della percussione.
Così almeno faceva il padre di Joseph Leopold Auenbrugger, il medicoaustriaco padre della percussione medica. L’idea infatti di battere un colpo sulle botti e poi sentire i suoni che facevano serviva infatti per capire quanto vino c’era ancora a disposizione da poter versare ai clienti. E lo stesso Auenbrugger avrebbe fatto per studiare le malattie del torace nei suoi pazienti. Ma le botti di vino raccontano solo una piccola parte della storia, alla tubercolosi e all’imbarazzo di un medico spetta quella principale. Il medico in questione era Réne Laennec (nato il 17 febbraio 1781 e ricordato dal doodle di oggi), lavorava in Francia e aveva spesso a che fare con malati di tubercolosi.
Al tempo tra i metodi impiegati dal medico per visitare i suoi pazienti, c’era anche quello di ascoltare i polmoni mettendo l’orecchio direttamente sul torace del malato, proprio come faceva il filosofo greco. Si faceva così anche per sentire i battiti del cuore. Con Laennec – che la tubercolosi aveva reso un esperto delle malattie del torace ( cardiache e respiratorie) – le cose però cominciarono a cambiare.
Si racconta, infatti, che una volta si ritrovò a visitare una giovane signora un po’ in sovrappeso e che fosse non poco intimidito dal dover mettere il suo orecchio sopra il petto della paziente. Proprio a causa di questo imbarazzo nacque il primo abbozzo distetoscopio. All’improvviso, infatti, al medico venne alla mente un ricordo di qualche tempo prima: se si mette l’orecchio attaccato all’estremità di una trave si riesce a sentire anche lo sfregamento di un piccolo chiodo dalla parte opposta. Magari, pensò, funzionava anche per i suoni nel torace umano. Prese qualchefoglio che aveva sottomano, li arrotolò dandogli la forma di un cilindro e li poggiò sulla paziente e dall’altra parte mise il suo orecchio. Funzionava: riusciva a sentire i rumori del torace della paziente, meglio di quanto credesse come ebbe a dire lo stesso medico: “Fui sorpreso e felice di sentire il battito del cuore molto più chiaramente di quanto riuscissi a fare mettendo il mio orecchio direttamente sul torace”.
Era il 1816 e da allora lo stetoscopio cambiò faccia più volte. Lo stesso Laennec, abbandonata la carta, firmò alcuni modelli in legno con una delle due estremità internamente modellata a imbuto (quella a contatto con il paziente, poi col tempo forgiata anche a campana e piatta). L’aspetto non era molto diverso dalletrombette impiegate per amplificare i suoni a chi soffriva diipoacusia, ma ben presto cominciò a cambiare. Insieme ai diversi materiali impiegati per la costruzione infatti (dall’ottone all’avorio) anche il disegno variò, adattandosi alla comodità. Infatti disporre di uno stetoscopio – letteralmente qualcosa che serve perguardare nel petto – flessibile sarebbe stato decisamente più pratico, così come usare entrambe le orecchie avrebbe potenziato le capacità di auscultazione dei medici.
La necessaria evoluzione quindi portò alla nascita prima di modelli con tubicini flessibili, in molle e ricoperti di tessuto intorno al 1830, poi, una ventina di anni dopo alla comparsa dei primi stetoscopi biauricolari, grazie soprattutto al newyorkeseGeorge Cammann e ai suoi strumenti. I suoi modelli erano dotati anche di un sistema a tensione ideato per tenere fermi i dueauricolari durante la visita. I fondamentali c’erano tutti, e a partire da questi la storia del telescopio sarebbe continuata, vantando diversi protagonisti, in cui si sarebbe ricavato uno spazio anche il brevetto di William F. Ford, per l’antenato del modernostetoscopio.
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