Di Andrea De Angelis
L'obiettivo è tanto nobile quanto antico: trovare un sostituto "green" alle sostanze chimiche comunemente impiegate per separare e assorbire il greggio dall'acqua, che spesso hanno un elevato impatto sull'ambiente. Ma più in generale riuscire a depurare il bene più prezioso che abbiamo, non fosse altro per il fatto che il 70% circa del nostro organismo è composta da essa, è un tentativo che si ripete negli anni e che si spera possa portare finalmente i suoi frutti.
E mai come in questo caso è corretto parlare di frutti perché al centro del nuovo studio ci sono proprio gli agrumi. Un nuovo modo per depurare l’acqua sia dei fiumi che dei mari consisterebbe proprio nell'impiegare bucce d’arancia e gli scarti della produzione del petrolio. La sorprendente scoperta è stata fatta dai ricercatori della Flinders University di Adelaide in Australia ed è stata pubblicata sulla nota rivista scientificaAngewandte Chemie.
Nell'aprile del 2015 infatti lo studio condotto dall'American Chemical Society e pubblicato sulla rivista Acs Sustainable Chemistry & Engineering fece sobbalzare più di uno dalla sedia: la soia potrebbe ripulire il mare dall'inquinamento legato al petrolio. Un modo questo per evitare, come detto, l'impatto provocato dai solventi tradizionali.
I ricercatori statunitensi scomposero la lecitina di soia, un tensioattivo vegetale usato in ambito alimentare, nei suoi componenti lipidici e nei test effettuati in laboratorio queste molecole si sono rivelate molto efficaci nella "divisione" del greggio in particelle più piccole, più facili da assorbire e da rimuovere dall'acqua.
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