Quando negli anni 70 l'URSS e buona parte della sinistra del periodo (anche italiana) attaccavano Bowie etichettandolo come "nazista"

gen 13, 2016 0 comments
Di TANO CANINO
Ora che David Bowie Ã¨ morto tutti a piangerlo e commemorarlo. Anche a sinistra. Anche, cioè, quelli che l’hanno sempre avversato. Che l’hanno odiato. Soprattutto a sinistra. Perchè David Bowie ha mandato in bestia la sinistra comunista e operaista. E la pseudorivoluzionaria sinistra nostrana gli ha puntato contro l’indice dell’accusa. Loro, a sinistra, l’hanno detestato sin da subito. E siccome le parole sono parole e i fatti sono fatti, ecco, a disposizione dei nostri lettori un articolo apparso sul sito www.rockemartello.com il 18 aprile 2011. Articolo grondante fiele nei confronti di David Bowie. Una delle rock-star più famose al mondo. Individuato come nemico e “nazista”. Sono della stessa pasta e della stessa famiglia di molti che oggi si scoprono costernati e contriti alla notizia della sua scomparsa. Leggere per capire:

Quel nazista di David Bowie

Il 27 aprile 1976 il treno che attraversa la frontiera tra l’URSS e la Polonia trasporta un ospite di riguardo. È David Bowie che, dopo un breve viaggio in Unione Sovietica, sta tornando a casa. La rockstar non lo sa, ma alcune sue frequentazioni moscovite con ambienti legati all’estrema destra nostalgica non sono sfuggite all’attenzione degli agenti in borghese incaricati di vegliare in modo discreto sulla sicurezza di un personaggio così popolare. Quando il treno arriva al posto di frontiera con la Polonia David dichiara di non aver nulla da dichiarare, ma una attenta perquisizione ai suoi bagagli rivela che tra gli indumenti e gli oggetti personali c’è un’intera collezione di libri nazisti. Dopo essere stato fatto scendere dal treno viene accompagnato negli uffici della polizia dove gli viene notificato l’immediato sequestro delle pubblicazioni. Il cantante tenta di opporsi sostenendo che i libri gli servono come documentazione per un film su Goebbels. Quando gli viene fatto notare che alcuni dei libri rinvenuti nel suo bagaglio sono illegali e fuorilegge non solo in Unione Sovietica, ma anche nel suo paese e in quasi tutta l’Europa occidentale, Bowie perde il controllo e inizia a inveire contro la polizia. Una piccola folla di curiosi, tra cui alcuni giornalisti, ascolta le sue frasi irate: «Comunisti di merda! Io sono un cittadino britannico, non un russo. Voi non mi potete sequestrare niente! Voglio l’intervento della mia ambasciata!» Messo al corrente dell’accaduto il consolato britannico fa sapere che il sequestro di pubblicazioni naziste non rientra nelle sue competenze… Il cantante risale sul treno urlando che «La Gran Bretagna sarebbe trattata meglio se avesse un leader fascista». La storia non finisce lì perché quando il 2 maggio David Bowie arriva in Victoria Station a Londra saluta i fans che l’attendono con il braccio teso nel saluto nazista accompagnato da un secco «Heil Hitler!». L’inquietante innamoramento durerà a lungo, così come l’astio nei confronti del suo paese, tanto da indurlo a trasferirsi per qualche anno in Germania. A fronte della solidarietà aperta dei movimenti di estrema destra e della condanna di quelli di sinistra, non manca chi reagisce con ironia: «David Bowie ogni tanto si presenta con una faccia nuova. Di solito accade quando è in crisi creativa e la provocazione è sempre proporzionale alla sua paranoia del momento. Adesso fa il nazista? A parte gli idioti che esultano, gli altri dovrebbero ignorarlo. Sei nazista? Chi se ne frega…»

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