Marò: prove di innocenza, forse pirati uccisi da nave greca
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/maro-innocenti-i-contractor-e-gli-spari-dalla-nave-greca-2354409/
I marò sono innocenti? Libero, in un articolo di Chiara Giannini, parla di prove che scagionerebbero Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: quello che scrive oggi Libero (a sparare sarebbero stati addirittura contractor di un’altra nave, una imbarcazione greca per l’esattezza, la Olympic Flair) è una teoria che già gira da qualche tempo su alcuni siti specializzati. Il quotidiano cita come fonte la perizia di Luigi Di Stefano. Una tesi che smonterebbe le accuse a carico dei fucilieri di marina, arrestati con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani (attualmente Latorre si trova in Italia perché malato, mentre Girone è ancora in India). Il sito Seeninside pubblica tutta una approfondita analisi sul caso della Olympic Flair, con una minuziosa ricostruzione delle rotte e delle segnalazioni relative a quel 15 febbraio del 2012. Non solo, il sito pubblica anche foto e estratti dei documenti e vecchi articoli sull’argomento: In questo documento dell’IMO (International Maritime Organization) si certifica che oltre a tutte le altre autorità anche la Guardia Costiera indiana era stata avvertita, alle 16:50 UTC (corrispondenti alle 22:20 locali), che la petroliera greca Olympic Flair era stata oggetto di un attacco pirata. Alle 22:20LT di scorta alla Enrica Lexie c’erano in mare i due pattugliatori Shamar e Lakshimi Bahi, e un aereo da sorveglianza marittima Dornier228 della guardia costiera indiana. Tutti si trovavano a circa 10 miglia dal porto di Kochi, e si trovavano vicinissimi (circa 3 miglia) al punto geografico indicato dalla Olympic Flair quale luogo dell’attacco pirata da lei subito. Le autorità indiane avevano il dovere di lanciare l’allarme, allertare i mezzi militari navali e aerei, e per mezzo dei rilevamenti radar avviarli verso la Olympic Flair, tanto più che erano già sul punto preciso dove era avvenuto l’agguato e dove la Olympic Flair sosteneva di stare. Avrebbero dovuto fare esattamente quello che avevano fatto poche ore prima nei confronti della Enrica Lexie. Il giorno 21 febbraio, mentre un portavoce della Marina Mercantile greca smentiva falsamente l’attacco pirata alla Olympic Flair, dalle autorità internazionali questo veniva confermato. Nei giorni fra il 15 e il 21 febbraio le autorità indiane, benchè perfettamente a conoscenza dell’attacco alla Olympic Flair, anziché confermare le fonti italiane tacevano lasciando montare la campagna giornalistica che accusava gli italiani di falso e quindi lasciando montare lo sdegno popolare dei cittadini indiani contro gli italiani. Nello stesso giorno in cui la marina mercantile ellenica dichiarava falsamente che non c’era stato nessun attacco pirata alla Olympic Flair, e le autorità indiane tacevano quanto a loro conoscenza, l’armatore della Olympic Flair dichiarava alla Marina Militare italiana che l’attacco c’era stato. Le dichiarazioni indiane che “mai si erano verificati in India attacchi di pirateria” sembrano almeno stravaganti, visto che lo ICC-IMB (International Chamber of Commerce – International Maritime Bureau), nel suo rapporto “Piracy and armed robbery against ship” relativo al periodo 1 gennaio -30 settembre 2011 certifica 6 attacchi, di cui 4 avvenuti proprio negli ancoraggi di Kochi. E’ evidente che il rapporto fatto dalla Olympic Flair su data, ora e posizione dell’attacco subito non può essere vero. Nella medesima ora in quella posizione stanno transitando la Enrica Lexie e le potenti unità della Guardia Costiera che la stanno scortando. A un allarme lanciato dalla Olympic Flair sarebbero intervenute. Come pure è evidente dal rapporto che l’attacco è avvenuto di giorno. Si dice che la vedetta della nave greca ha avvistato due imbarcazioni con 20 armati. E che i pirati quando hanno visto l’equipaggio entrare in allarme hanno desistito. E come si sono reciprocamente visti, marinai e pirati, se fossero state veramente le 22:20 locali, e quindi notte fonda? Dovremmo anche ammettere che i 20 pirati, nonostante la presenza a vista della Enrica Lexie, di due unità navali armate e sorvolati da un aereo da sorveglianza mattittima, siano andati audacemente all’attacco. Anche a un profano un racconto del genere appare del tutto incredibile. In realtà la Olympic Flair ha un buco nero di una settimana. Sparisce dal sistema di rilevamento e indentificazione AIS il 13 febbraio alle ore 00:29 UTC diretta a Kochi orario di arrivo stimato 15 febbraio ore 08:00 UTC. Riappare circa allo stesso punto il giorno 20 febbraio alle ore 05:36 UTC diretta ad Arzew (Orano, in Marocco, orario previsto di arrivo il 1 dicembre, dieci mesi!) Poco ore dopo, alle 19:14 UTC, cambia destinazione verso Khahg Island, arrivo alle 23:59 del 23 febbraio. E quindi un buco nero di ben 7 giorni durante i quali non sappiamo dove la Olympic Flair sia stata e cosa abbia fatto, tranne che ha subito un attacco pirata denunciato da lei stessa e confermato dagli organismi internazionali e dall’armatore. Attacco pirata in giorno, luogo e ora palesemente falsi, e quindi avvenuto necessariamente in altro luogo, e/o in altre data e ora. In realtà la Olympic Flair dopo il tentativo di abbordaggio toglie le ancore e si dilegua senza denunciare il fatto alle autorità indiane (benchè si trovasse in acque territoriali indiane) e la circostanza viene denunciata da fonti italiane: – Fonti italiane rivelano che in zona era presente una petroliera greca, che era stata oggetto di attacco pirata; – Il 21 febbraio la marina mercantile greca dichiara che nessuna nave greca è stata attaccata dai pirati nel sud dell’India nei giorni recenti; – Lo ICC (il Commercial Crime Service dell’International Chamber of Commerce di Londra) smentice la marina mercantile greca: la petroliera Olimpyc Flair ha denunciato un attacco subìto il giorno 15 febbraio alle ore 16.50 UTC (e quindi alle ore 22,20 locali), nella posizione 09:57N – 076:02E (circa 10 NM al largo del porto di Kochi); – Lo ICC pubblica la cartina relativa da cui si conoscono le circostanze dell’episodio.
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