Malesia, seminario cristianofobo all'università di Kuala Lumpur: “Attenti, vogliono convertirvi”

gen 6, 2016 0 comments
Attenti ai cristiani, che vogliono convertirvi. È questo il messaggio passato agli studenti musulmani in appositi seminari organizzati dal campus della «Universiti Teknologi Mara» (UiTM) di Kuala Lumpur, per metterli in guardia da presunti tentativi di «proselitismo e cristianizzazione».  

In una nazione come la Malaysia, multietnica e multireligiosa pur se al 60% di popolazione islamica (e il restante 40% suddiviso tra buddisti, cristiani, induisti), l’iniziativa di una università pubblica, realizzata per di più in collaborazione con apparati della polizia, ha destato allarme e protesta. La Federazione dei cristiani della Malaysia l’ha denunciata come «un tentativo di diffondere propaganda e violenza settaria». Intellettuali musulmani hanno disapprovato che un campus dove si studiano ingegneria, medicina, legge persegua un progetto (l’ultimo incontro è di poche settimane fa) che instilla negli studenti di fede islamica odio e intolleranza verso i cristiani. Questi ultimi sono una minoranza corposa e pacifica nella Nazione (circa il 9%, la metà dei quali cattolici), eredi della predicazione del gesuita Francesco Saverio nella penisola di Malacca, alla metà del XVI secolo.  

Fedeli per legge  
La notizia di quel seminario è venuta alla luce solo grazie al tam tam dei social network (uno studente ha postato una foto su Facebook e il post è arrivato a un prete cristiano) e ha riacceso un confronto mai sopito in una Nazione che si dibatte tra ambiguità istituzionali tuttora irrisolte: se da un lato la Costituzione della Federazione repubblicana (nata nel 1963) garantisce libertà religiosa, l’Islam resta «religione ufficiale» oltre ad essere la fede obbligatoria di tutti i cittadini di etnia malese che, se volessero abbandonare l’Islam, dovrebbero ottenere il permesso di uno speciale tribunale della sharia, che raramente lo concede. 

«Perché manipolare le menti di giovani per ora non ancora attratti dall’Isis?», nota l’educatore musulmano Azly Rahman. Le istituzioni pubbliche, su questo versante, viaggiano su un terreno scivoloso: secondo dati citati dal quotidiano «Malaysian Insider», circa 200 giovani malesi si sono uniti ai ranghi dell’Isis in Siria e Iraq e dal 2013 la polizia ne ha arrestati almeno 120 che tentavano di unirsi al Califfato o rientrati in patria dopo un’esperienza di training in Medio Oriente. Per il ministro dei Trasporti Liow Tiong l’Isis avrebbe sul suolo malyaisiano già 50 mila sostenitori. Un trend preoccupante, che ha indotto il governo di Kuala Lumpur a redigere un «Libro bianco sul terrorismo» per «contenere l’influenza dello Stato islamico» e a presentare in fretta e furia una nuova legge antiterrorismo, che consente detenzione senza processo e censura più severa sul web. 


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