Fin dagli albori dell’umanità , l’uomo è stato sempre affascinato dall’ignoto e dalla voglia di spingersi sempre più in là ; si sono tentate all’inizio le prime navigazioni al di là delleColonne d’Ercole, poi le marce lungo i deserti africani, la steppa e le pianure dell’Asia. Poi sono venuti i grandi esploratori del Rinascimento, da Cristoforo Colombo a Enrico il Navigatore, da Ferdinando Magellano ad Amerigo Vespucci. Ma ciò che ha sempre affascinato l’uomo, forse più di ogni altra cosa, era raggiungere gli estremi del nostro pianeta, piantando i propri vessilli nazionali ai due poli. Si susseguirono una serie infinita di spedizioni, dove non c’era medaglia per chi arrivava secondo: James Cook, John Davis, James Ross, Ernest Schackleton, Roald Amudsen, Robert Falcon Scott, Richard Byrd, Robert Peary, il Duca degli Abruzzi, Umberto Nobile, sono soltanto alcuni dei più celebri esploratori che si sono succeduti nel corso dei decenni alla scoperta delle bianche distese dei ghiacci. Soltanto il primo conflitto mondiale rallentò l’esplorazione delle regioni artiche, ma dopo il conflitto riprese più frenetica che mai: e sull’onda dell’entusiasmo dei successi delle esplorazioni del dirigibile Norge, nonchè della tragica epopea della spedizione del Generale Umberto Nobile al Polo Nord, anche la Germania di Adolf Hitler ricercava il suo posto tra i ghiacci. Fu così pianificata tra il dicembre 1938 e la primavera 1939 una spedizione diretta in Antartide, agli ordini del Capitano della Marina Alfred Ritscher.
Negli ultimi anni sono sorte numerose leggende metropolitane a contorno di questa spedizione: chi crede che l’intenzione di Hitler fosse quella di costruire una base per i sottomarini U-Boot, così da pattugliare più facilmente e affondare i mercantili che transitavano nell’Atlantico Meridionale e chi, senza alcuna prova, sostiene che l’avamposto ospitasse le armi segrete del Terzo Reich. Fantastoria e nulla più. In realtà , dietro alla spedizione tedesca in Antartide e la possibile costruzione di una base che sarebbe stata rinominataNuova Svevia, stavano degli interessi economici molto più urgenti e “terreni”, senza scomodare qualsiasi strana “teoria di complotti e misteri”, in previsione di una guerra su vasta scala che sarebbe potuta scoppiare. La Germania, infatti, dipendeva quasi totalmente dall’estero per quanto riguardava il grasso di balena, importandone fino a 200.000 metri cubi all’anno: esso costituiva una materia prima molto ricercata per la produzione della margarina e del sapone, destando forti preoccupazioni sul mercato finanziario ed industriale. Così, il 17 dicembre 1938, dal porto di Amburgo, levò l’ancora la nave cargo Schwabenland, con a bordo ventiquattro uomini di equipaggio e una trentina di scienziati e ricercatoti; a bordo, erano stati imbarcati anche due aerei Dornier da ricognizione, per permettere migliori rilevamenti su un’area molto più vasta.
La spedizione giunse a destinazione nel gennaio 1939, in un’area che però era già stata rivendicata in precedenza dallo Stato norvegese, l’attuale Terra della Regina Maud; i Tedeschi, comunque, cominciarono a mappare la regione, compiendo ben quindici voli di ricognizione, riuscendo a cartografare non meno di 600.000 chilometri quadrati di deserto antartico e a scattare oltre 16.000 fotografie. Al termine della spedizione, l’equipaggio piantò sulla costa tre bandiere tedesche e ne paracadutò altre tredici in altrettanti luoghi all’interno, segno visibile delle aspirazioni del Reich sull’area. La nave Schwabenland fece ritorno ad Amburgo, tra il plauso di Adolf Hitler e della popolazione, tanto che il Comandante Ritscher venne informato che già altre due spedizioni erano in fase di programmazione: la prima da compiersi nell’estate 1939-1940 e la seconda per quella del 1940-1941, con il principale compito di individuare dei siti idonei per la costruzione di basi per le baleniere e per estendere la rivendicazione e il possedimento tedesco in Antartide. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, però, mise fine alle esplorazioni al Polo Sud da parte tedesca: solo nel 1981, quarantadue anni dopo la fine della spedizione del Capitano Alfred Ritscher, la Germania avvierà un suo programma in Antartide, istituendo una propria base scientifica di ricerca.
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