Di Salvatore Recupero
Oggi i nostri parlamentari tornano a lavoro dopo venti giorni dimeritatissime ferie. Il 2015 si è chiuso con la predica a reti unificate del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato ha citato l’evasione fiscale tra i mali, che frenerebbero la crescita dell’economia italiana, riferendosi a uno studio pubblicato da Confindustria, secondo cui l’economia sommersa sottrarrebbe alle casse dello stato 122 miliardi di euro all’anno, pari al 7,5% del pil. Inoltre, sempre citando lo studio di Viale dell’Astronomia, Mattarella ha affermato che l’evasione fiscale farebbe venire meno 300 mila posti di lavoro. Pagare tutti per pagare meno. Questo è il mantra che da anni ci sentiamo ripetere. Ma, sarà davvero così? Qualcuno avanza qualche dubbio.Infatti, circa dieci giorni dopo uno studio della Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese Mestre) smonta la tesi del presidente. Secondo Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia: “E’ possibile affermare, con buona approssimazione, che gli effetti economici derivanti dall’inefficienza della nostra Pubblica amministrazione siano superiori al mancato gettito riconducibile all’evasione fiscale che, a seconda delle fonti, sottrae alle casse dello Stato tra i 90 e i 120 miliardi di euro ogni anno”.
Analizziamo nel dettaglio questa ricerca elencando le principali inefficienze della macchina pubblica. I debiti della Pa nei confronti dei fornitori ammontano (al lordo della quota ceduta dai creditori in pro-soluto alle banche) a 70 miliardi di euro. La pubblica amministrazione non paga ma costa cara al contribuente. Infatti, il peso della burocrazia grava sulle Piccole e medie imprese (Pmi) per un importo di 31 miliardi di euro l’anno. Inoltre, i ventiquattro miliardi di euro di spesa pubblica in eccesso non ci consentono di ridurre la nostra pressione fiscale in media Ue. Sprechi clientele e corruzione ci costano un occhio della testa: 23,6 miliardi di euro l’anno. L’intoccabile casta dei magistrati non aiuta certo il nostro Paese. Di fatto la lentezza della nostra giustizia civile costa al sistema Paese sedici miliardi di euro l’anno. Ma, il dato veramente scandaloso è che nonostante l’ammontare della spesa pubblica, il deficit logistico-infrastrutturale penalizza il nostro sistema economico per un importo di quarantadue miliardi di euro l’anno.
Ma, se questo non bastasse a convincere chi crede che la lotta agli evasori sia la panacea di tutti i mali possiamo aggiungere qualche altro dato assai significativo. Secondo l’ultimo rapporto annuale della Banca Mondiale, realizzato in collaborazione con Pwc, l’Italia si colloca al centotrentasettesimo posto su 189 paesi al mondo per convenienza fiscale riguardo alle imprese. La tassazione complessiva, gravante sui loro redditi, è pari al 64,8%, quando la media mondiale è del 40,8%, attestandosi al primo posto in Europa. Ma, c’è di più: il Fisco italiano è più sanguinario, ma anche più farraginoso. Servono 269 adempimenti all’anno per essere in regola in Italia, contro una media mondiale di 261 e di 173 in Europa. La pressione fiscale generale si attesta nel nostro paese sopra al 43% contro una media di circa il 40% nell’UE. Ma, le distanze con il resto d’Europa aumenterebbero vertiginosamente, se si considerasse solo l’economia ufficiale e non quella sommersa: a quel punto, l’incidenza delle tasse sui redditi schizzerebbe al 52,2%, due punti in più che in Danimarca.
Davanti ai dati della Cgia qualcuno potrebbe rispondere che le tasse sono alte perché le pagano in pochi. Ma, siamo davvero sicuri che, aumentando il gettito fiscale, quei soldi saranno investiti in infrastrutture? Oppure, il surplus di gettito andrebbe a beneficio delle solite clientele? La storia del nostro Paese ci da una risposta chiara. Ma, il dibattito rimane aperto. I risultati di questa scellerata politica fiscale, però, sono sotto gli occhi di tutti. “Tra il 2007 e il 2015, infatti, i lavoratori autonomi sono diminuiti di ben 552mila unità , con un crollo del 10%. In pratica, un posto di lavoro autonomo su dieci è scomparso”. Questo è quanto emerge dall’analisi condotta da Confesercenti. In pratica, nel 2007 i lavoratori indipendenti erano quasi sei milioni (5.987.000), mentre a novembre 2015, la platea si è ridotta a meno di 5,5 milioni (5.463.000). Siamo sicuri, però, che Matteo Renzi, tornato dalle ferie natalizie, consolerà le partite Iva. Il metodo è sempre lo stesso: ottanta euro al mese per non abbassare la saracinesca.
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