Di Leonardo Cabrini
Italian punk-hardcore 1980-89, documentario di Angelo Bitonto, Giorgio Senesi, Roberto Sivilia e' un tassello fondamentale per capire il contesto rabbioso dentro cui fiori' tale movimento musicale
L'importanza capitale di un film come Italian punk-hardcore 1980-89 deriva anzitutto da una necessita' di storicizzazione. Necessita' - chiarisco subito - non dichiarata direttamente dagli autori del progetto, ma sentita nel profondo da chi, come il sottoscritto, e' cresciuto leggendo Costretti a sanguinare di Marco Philopat, affascinato dalla potenza espressiva di un movimento autenticamente rabbioso, cresciuto dal basso, nel sottosuolo di un'Italia rampante che nascondeva piu' di uno scheletro nell'armadio.
L'importanza capitale di un film come Italian punk-hardcore 1980-89 deriva anzitutto da una necessita' di storicizzazione. Necessita' - chiarisco subito - non dichiarata direttamente dagli autori del progetto, ma sentita nel profondo da chi, come il sottoscritto, e' cresciuto leggendo Costretti a sanguinare di Marco Philopat, affascinato dalla potenza espressiva di un movimento autenticamente rabbioso, cresciuto dal basso, nel sottosuolo di un'Italia rampante che nascondeva piu' di uno scheletro nell'armadio.
Il titolo e' semplice ed esplicativo: contestualizza (l'Italia degli anni '80) e sottolinea una determinazione di genere (punk-hardcore). Cio' non e' banale se pensiamo a quanto differente sia il panorama raccontato nel documentario da altre scene nazionali appartenenti al medesimo macro-genere. Gruppi come Wretched, Negazione, Nerorgasmo, Impact, Indigesti, Kina avevano da dire qualcosa in piu' rispetto alle innocue declinazioni folkloristiche del decennio precedente di prodotti come Kandeggina Gang, Incesti, Decibel, o alle - sebbene pionieristiche - derivazioni settantasettine di Gaznevada o del Great Complotto di Pordenone. Chiamiamolo dunque hardcore - secondo l'opinione di Silvio di Indigesti e Impact - chiamiamo gli appartenenti punx e non punks - come suggerisce Alberto dei Kina. Qualsiasi cosa pur di differenziare un movimento dallo stile peculiare da un'inesistente categoria -"il punk italiano"- inventata dai giornalisti per sfruttare una moda passeggera.
Un panorama, dunque, che manifesta una certa singolarita' proprio per le determinazioni stilistiche che affronta. Certo, la potenza di Wretched e Chain Reaction si differenzia dalle atmosfere piu' sfumate dei Kina o dallo sperimentalismo di Contropotere o I Refuse It! Cosi' come l'osservanza politica di RAF Punk o della corrente crassiana rappresentata dagli HCN spesso appariva troppo ortodossa per alcuni (Chain Reaction, Bloody Riot, Chelsea Hotel). Eppure era l'idea di un contesto libero dai vincoli di un mercato di superficie a determinare la creazione di un terreno comune. Un terreno fatto di fanzine (da TVOR a Attack punkzine), di luoghi di ritrovo piu' o meno occupati (dal Virus di Milano all'Osteria di sacc di Piacenza), di case discografiche di nicchia (Attack Punk Records). Uno stile - sebbene ignorato dalle riviste musicali dell'epoca - determinato dal contesto piu' che del testo, dall'idea della formazione di una rete di relazioni che attraversava l'intera penisola. Un movimento libero da derivazioni estere ma che, al contrario, produceva elementi di riconoscibilita' peculiari.
Italian punk-hardcore 1980-89, realizzato grazie alla collaborazione con la F.O.A.D. Records, e' in ogni caso, solo un tassello di un monumentale progetto chiamatoLoveHate 80 realizzato da Angelo Bitonto, Giorgio Senesi, Roberto Sivilia. Un progetto multimediale (visibile qui) che ha dato alla luce una compilation e la raccolta della fanzine TVOR e che, pare, realizzara' un libro dal titolo Dritti contro un muro. Che dire? Attendiamo con ansia. Per acquistare il DVD qui trovate il link.
VISTO ANCHE SU http://www.punk4free.org/articoli/8-storia-punk/3991-qitalian-punk-hardcore-1980-89q-immagini-di-rabbia-e-musica-di-carnage-news.html
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