Di Maria G. Di Rienzo
Dieynaba Sidibe, in arte Zeinixx, accanto al muro su cui ha dipinto lo slogan “La povertà è sessista” (il posto è l’Africulturban Centre a Pikine, un sobborgo di Dakar, Senegal, dove si radunano giovani artisti, soprattutto musicisti hip hop).
Dieynaba, 25enne, è la prima donna graffitista riconosciuta come tale nel suo paese. Inoltre, è una poeta, una femminista e un’attivista per il cambiamento sociale. I suoi murales hanno spesso come tema i diritti delle donne e ha cominciato a produrli nel 2008: “E’ perché voglio esprimere molte cose. La differenza fra dipingere graffiti e dipingere su una tela è che quando uso una tela è perché io voglio disegnare, invece con i graffiti sono più concentrata sul messaggio sociale. Le donne sono marginalizzate nella società e io penso che la mia arte possa aiutare la gente a capirlo.”
Sin da quand’era bambina, Dieynaba usava i soldi della sua “paghetta” per comprare carta e colori. Un giorno tornò a casa da scuola per scoprire che sua madre le aveva buttato via tutto, disegni compresi. Nella sua famiglia non era considerato appropriato che una femmina fosse un’artista. La madre di Dieynaba avrebbe però accettato che la figlia studiasse per diventare medica. Riflettendo sull’episodio, Dieynaba dice che “la società ha creato un posto per le donne e quando tu tenti di uscirne, cominciano i problemi.”
E anche se ti adegui, le diseguaglianze non scompaiono: “Per esempio nei salari: quando un uomo e una donna hanno lo stesso grado di istruzione e le medesime capacità di lavorare e riflettere, alla fine del mese non riscuotono la stessa paga.”
La “battaglia” con la sua famiglia questa giovane artista l’ha vinta (ora i suoi parenti sono orgogliosi di lei) ma poiché è una donna sa di dover lottare ancora: “Come donne abbiamo ottenuto molto in Senegal, in termini di diritti, ma molto di più rimane da fare.” La cosa la preoccupa? Per niente: “Tutte le donne, ovunque, siano pescivendole, graffitiste o impiegate in un ufficio… siamo tutte lottatrici. Le donne stanno lottando per essere libere di esercitare la propria volontà e di svolgere le professioni che a loro piacciono, per essere pagate per il loro lavoro quanto si pagano gli uomini, e per poter seguire le proprie passioni.”
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