Spose-bambine, Human Rights Watch: "In Africa sono il 40%"

dic 11, 2015 0 comments

Di Mario Lucio Genghini
Human Rights Watch, l'organizzazione non governativa che si impegna nella difesa dei diritti umani, ha pubblicato, il 9 dicembre scorso, il rapporto "Mettere fine al matrimonio infantile in Africa: aprire le porte alle bambine all'educazione, alla sanità e alla protezione dalla violenza”.
Nel documento, viene presentata un'indagine sul dramma delle spose-bambine in Africa, dove ben 40 minori su 100 sono costrette ad unirsi in matrimonio. Per questo motivo, la Ong ha lanciato un appello ai governi del continente affinché mettano in campo delle politiche di contrasto ad una pratica che viola le tutele fondamentali dell'infanzia.

Il fenomeno dei matrimoni precoci riguarda anche l'Asia e, marginalmente, altre zone del pianeta. Ma è nell'Africa sub-sahariana dove si registrano le punte più alte. Sui primi venti paesi dove è tollerato che le bambine si sposino prima dei 18 anni, quindici sono africani.
Molti fattori incentivano le nozze forzate, ma la povertà, secondo Hrw, rimane la causa principale. A questa si sommano inevitabilmente altre motivazioni che le sono contigue. In nazioni come il Malawi, il Sud Sudan, la Tanzania, lo Zimbabwe, lo scarso accesso all'istruzione e ai servizi sanitari, credenze religiose consolidate e meccanismi di giustizia deboli sono tutti elementi che favoriscono i matrimoni precoci.
Tra le varie testimonianze raccolte dalla Ong, c'è quella di una donna del Sud Sudan, Pontinanta J., che con nove fratelli e i genitori disoccupati è stata costretta a sposarsi. A Hrw, ha confessato di aver contratto matrimonio nel 2006, all'età di 13 anni. "Mio padre non poteva pagare le tasse scolastiche. A volte non avevamo cibo a casa", ha spiegato.
Aguet N., invece, si è sposata all'età di 15 anni con un uomo di 75. "Quest'uomo -racconta la ragazza- è andato dai miei zii e ha pagato una dote di 80 mucche. Ho provato a resistere, ma mi hanno minacciato. Hanno detto: 'Se vuoi che i tuoi fratelli siano curati devi sposarti'".
La ricercatrice Agnes Odhiambo specifica che per cambiare le cose non si può puntare solo sulle autorità governative. C'è bisogno di una profonda azione riformatrice a livello sociale: "i funzionari del governo non possono assicurare un cambiamento da soli, devono lavorare con i leader religiosi e la comunità, che hanno un ruolo influente nella creazione delle norme sociali e culturali". E, secondo l'Organizzazione delle Nazione Unite, se non si interviene tempestivamente, il rischio è che nel 2050 il numero delle bambine forzate a sposarsi salirà dalle attuali125 milioni a 310 milioni.
Nel mese di settembre 2015, i capi di governo africani si sono uniti ad altri paesi nell'adozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Onu. Tra questi, c'è anche quello di mettere fine al matrimonio dei bambini nei prossimi 15 anni. Ma ancora molto resta da fare, e il ruolo dell'occidente nel sostenere, più o meno apertamente, governi poco sensibili sui diritti umani e consorterie locali corrotte non facilita il compito.
Infine evidenziamo che, secondo lo studio di Hrw, una volta sposate le bambine devono lasciare la scuola, sono spesso soggette a violenze domestiche e sessuali, rischiano la morte per maternità precoce e per Aids. Il matrimonio forzato, dunque, è spesso solo l'inizio di un futuro che presenta pericoli e violazioni dei diritti.
E' necessario dunque un cambiamento globale che includa nuovi strumenti normativi, l’accesso all’educazione di qualità gratuita e servizi sulla salute sessuale e riproduttiva.

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