Di Alberto De Filippis
Il Fronte Nazionale è il vero vincitore di questo primo turno delle elezioni regionali francesi. In altre occasioni il voto è stato derubricato a “protesta”, ma in questo caso si tratta invece di un messaggio chiaro all’esecutivo. Nemmeno i terribili attacchi terroristici di Parigi, pur facendo recuperare molti punti di gradimento al presidente François Hollande, sono bastati a contrastare l’avanzata del Fronte.
“Inventato” dal capostipite Jean Marie Le Pen nel 1972 come Fronte Nazionale per l’Unità francese il partito è cresciuto seguendo un po’ il modello del Movimento Sociale italiano. Obiettivo dichiarato: quello di unire i partiti di destra e revanschisti sotto la leadership di Jean Marie.
87 anni, ex paracadutista della guerra d’Indocina e poi d’Algeria, nel 1962 dichiara alla stampa: “Non ho nulla da rimproverarmi. Abbiamo torturato perché era necessario”.
Jean Marie non nasce ricco, ma figlio di un pescatore bretone. Il suo destino cambia quando Hubert Lambert, all’epoca re del cemento, lascia a Jean Marie Le Pen il corrispettivo di cinque milioni di euro di oggi e il castello di Montretout. Ora ci sono i soldi per fare sì che il partito possa davvero svilupparsi a livello nazionale.
La gestione delle casse del partito però, da allora diviene una delle zone grigie del Fronte e le accuse, anche dei fuoriusciti, sono sempre state quelle che i Le Pen avrebbero usato i soldi del partito come cosa propria.
Fra le soddisfazioni del patriarca quella di essere arrivato al secondo turno delle presidenziali nel 2002 quando deve arrendersi a Jacques Chirac, non senza però aver costretto a ignominiose dimissioni il leader socialista Lionel Jospin.
Il vecchio combattente della guerra d’Algeria però, non è mai riuscito ad affrancarsi da un’idea passatista della politica. Cosa che ha invece fatto egregiamente la figlia Marine, che ha voluto sorpassare una visione macchiettista della destra lavorando moltissimo sull’immagine. Una scommessa riuscita che la porta a diventare una delle candidate con maggiori chances di vittoria al secondo turno delle presidenziali francesi.
Il vecchio combattente della guerra d’Algeria però, non è mai riuscito ad affrancarsi da un’idea passatista della politica. Cosa che ha invece fatto egregiamente la figlia Marine, che ha voluto sorpassare una visione macchiettista della destra lavorando moltissimo sull’immagine. Una scommessa riuscita che la porta a diventare una delle candidate con maggiori chances di vittoria al secondo turno delle presidenziali francesi.
Jean Marie viene espulso dal partito il 20 agosto 2015, una scelta che approva il 53% degli iscritti. L’anziano leader è stato più volte condannato per affermazioni giudicate razziste e antisemite, non ultima la frase secondo cui “le gamere a gas sono solo un dettaglio della storia”.
Marine: 47 anni, la più giovane delle tre figlie di Jean Marie, ha compiuto un vero e proprio miracolo mediatico ripulendo l’immagine di un partito considerato solo il covo di un manipolo di nostalgici. Si è fatta le ossa venendo rieletta dal 1988 e prendendo la guida del partito dopo che un’altra figlia, in precedenza, era stata prescelta prima di gettare la spugna.
La strategia per ripulire l’immagine del Fronte inizia nel 2005 quando Marine comincia a fare pulizia mandando in pensione la vecchia guardia che aveva costituito il nocciolo duro del partito degli esordi. Il rapporto col padre non è sempre facile, forse anche perché l’augusto genitore pensava di continuare a controllare il partito dietro le quinte. Cosa che Marine non è disposta a permettere. Nel 2006 sceglie una giovane di origine magrebina viene scelta come immagine sui manifesti elettorali. Nel partito i mal di pancia sono molti, ma Marine non lascia la tolda di comando e anzi consolida la propria leadership.
La strategia per ripulire l’immagine del Fronte inizia nel 2005 quando Marine comincia a fare pulizia mandando in pensione la vecchia guardia che aveva costituito il nocciolo duro del partito degli esordi. Il rapporto col padre non è sempre facile, forse anche perché l’augusto genitore pensava di continuare a controllare il partito dietro le quinte. Cosa che Marine non è disposta a permettere. Nel 2006 sceglie una giovane di origine magrebina viene scelta come immagine sui manifesti elettorali. Nel partito i mal di pancia sono molti, ma Marine non lascia la tolda di comando e anzi consolida la propria leadership.
Nel 2007 la leader si trasferisce a Hénin_Beaumont, comune operaio nel profondo nord, in quel Pas-de-Calais che deve affrontare la pressione migratoria delle migliaia di disperati che cercano con ogni mezzo di salire sui convogli che, attraverso il tunnel sotto la Manica, si dirigono in Gran Bretagna. Un humus ideale per lavorare sul malcontento, citando spesso Jean Jaures, figura di punta nell’immaginario della sinistra francese.
Eletta presidente del Fronte nel gennaio del 2011 ottiene il migior risultato di sempre per il partito alle presidenziali del 2012. Lo FN prende il 18% delle preferenze.
E la cavalcata trionfale continua.
Marine Le Pen sa fare televisione. Spesso il padre era invitato per giocare il ruolo macchiettista del vecchio nonno conservatore. La figlia risponde invece per le rime, spesso superiore ai suoi avversari dialettici. Le difficoltà economiche in cui versa il Paese, la concorrenza internazionale e l’antieuropeismo fanno il resto.
Neppure il conflitto padre-figlia riesce a scalfire la forza del partito.
Neppure il conflitto padre-figlia riesce a scalfire la forza del partito.
All’indomani del primo turno delle provinciali il Fronte è in testa in sei regioni su 13 con il 28% dei consensi. Appena cinque anni fa i consensi erano lo 11,4% e domenica 13 dicembre il Fronte potrebbe spuntarla in almeno due regioni al secondo turno: il Nord-Pas-de-Calais-Pacardie e nella ricca Provenza-Costa Azzurra dove è in testa un’altro membro della famiglia, Marion Marchal-Le Pen, nipote di Jean Marie. Louis Aliot, il compagno di Marine, è attualmente vice presidente del partito.
Perché queste regionali sono importanti?
La riforma territoriale della Francia e l’accorpamento di più regioni ha dato vita a territori più grandi e più ricchi. I governatori di queste nuove entità si ritroveranno fra i 5 e i 6 milioni di abitanti (la regione Ile-de-France di milioni di abitanti ne conta 12), chi le controlla avrà dunque un ruolo importante nelle scelte economiche di larga parte del Paese.
Il Fronte ha anche stravolto i piani dei Repubblicani di Sarkozy che contavano di strappare ai socialisti il governo di molte regioni. 22 su 23 erano appannaggio della sinistra prima di questo scrutinio. Ora la destra tradizionale è prima su appena 4 regioni.
Se Atene piange, Sparta non ride. Anche il partito socialista si lecca le ferite tanto che in alcune regioni i candidati socialisti si sono ritirati al secondo turno per permettere che i voti socialisti convergano sui Repubblicani e si eviti una vittoria dei candidati frontisti. Un regalo che però il leader di destra, Nicolas Sarkozy, non sembra disposto ad accettare.
In questo caos il Fronte sta alla finestra guardando i suoi avversari dilianiarsi. L’impressione è che le grida a opporsi al Fronte del premier socialista Manuel Valls non facciano altro che indispettire gli elettori e portare voti al capezzale del Fronte.
Per ora nemmeno i titoli di molti media francesi che scrivono dei rischi rappresentati dal Fronte sembrano smuovere voti.
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