Di Fabio Polese
“Le ricorrenze come il Natale ed il Nuovo Anno rivestono oggi, più che altro, il carattere di una bonaria e consumistica festa familiare.
Semplici scopi commerciali prendono posto al senso di partecipazione alla reciprocità ciclica tra terra e cielo”. Così Julius Evola, in Simboli della tradizione occidentale (Arktos, 1989), spiega come i riti e le feste di oggi sono ormai diventati solo una stanca consuetudine del mondo moderno.
Ma contrariamente a quello che si pensa, queste feste sono rinvenibili già nella preistoria in molti popoli e con un ben diverso sfondo, incorporate in un significato cosmico e universale. Sempre Evola sottolinea: “Molte volte, se non da chi non lascia nulla al caso, passa inosservato il fatto che la data del Natale non è dovuta ad una particolare tradizione religiosa, quale quella cristiana in Occidente, ma è determinata innanzitutto da una situazione astronomica peculiare: quella definita, appunto, del Solstizio d’Inverno”.
Due giorni all’anno l’asse terrestre raggiunge il massimo grado di inclinazione rispetto al sole. Questo causa nel corso dell’anno un moto apparente nel cielo terrestre, che nel nostro emisfero raggiunge il suo punto di elevazione massima rispetto all’orizzonte in corrispondenza del Solstizio d’Estate il 21 giugno e quella minima nel Solstizio d’Inverno, il 21 dicembre.
“Dal punto di vista esoterico, vale a dire dal punto di vista che custodisce all’interno del microcosmo umano un riflesso e una scintilla di luce del macrocosmo divino - si legge in Le porte di Luce, edito da Synthesis - il Solstizio è celebrato come l’annuncio del rinnovamento esteriore ed interiore della natura e dell’uomo”. Quindi la notte più lunga dell’anno, che verrà celebrata in tutto il mondo con l'accensione di fuochi che auspicano la resurrezione dall'abisso del sole invitto, è il momento più propizio per piantare nella nostra mente e nel nostro cuore il seme, per formulare energicamente quel proposito che determinerà la qualità del prossimo anno. Allontanando dal nostro animo il rancore, la paura e le invidie che ci bloccano. Nel Solstizio d’Estate, se lo abbiamo protetto e nutrito bene, questo seme uscirà dalla terra e apparirà alla luce del sole.
Ritrovare i significati di queste antiche feste rituali, potrebbe rivelarsi utile anche per riallacciare i nostri legami con la natura. Un legame che, al contrario dei popoli antichi, abbiamo quasi del tutto dimenticato. Non è un caso, come scrive Richard Heinberg nel libroI Riti del Solstizio (Edizioni Mediterranee) se “uno dei bisogni più pressanti dell’essere umano” è sempre stato “quello di osservare e seguire i ritmi della natura e del cosmo”.
Il Solstizio d’Inverno, quindi, è la celebrazione della luce. La celebrezione di tutti. Qualsiasi religione si professi. Il Sol Invictus per i pagani, i Saturnalia nell’antica Roma, il Natale per cristiani e lo Shabe Yalda per parte del mondo musulmano.
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