Di Anna Lisa Bonfranceschi
Basta una pausa di dieci minuti in una stanza a luci soffuse, senza il disturbo dei telefoni, per ricordare meglio (anche a distanza di tempo) una storia sentita poco primaIl sonno consolida le memorie. Ma anche un semplice riposino da svegli aiuta a ricordare meglio. A conferma che, a volte, la strategia migliore per potenziare le abilità cerebrali è di mettere il cervello a riposo, lontano da qualsiasi attività stimolante. Lo suggerisce uno studio pubblicato su Hippocampus, dimostrando che alcuni dei benefici associati generalmente al sonno sono comuni anche alle fasi di veglia, ma di veglia in tranquillità .
Basta una pausa di dieci minuti in una stanza a luci soffuse, senza il disturbo dei telefoni, per ricordare meglio (anche a distanza di tempo) una storia sentita poco primaIl sonno consolida le memorie. Ma anche un semplice riposino da svegli aiuta a ricordare meglio. A conferma che, a volte, la strategia migliore per potenziare le abilità cerebrali è di mettere il cervello a riposo, lontano da qualsiasi attività stimolante. Lo suggerisce uno studio pubblicato su Hippocampus, dimostrando che alcuni dei benefici associati generalmente al sonno sono comuni anche alle fasi di veglia, ma di veglia in tranquillità .
Il team di Michaela Dewar della Heriot-Watt University di Edimburgo, tra gli autori del paper, aveva già osservato come alcuni processi di consolidamento delle memorie possono avvenire nelle fasi di veglia. Basta una pausa, un riposino per dieci minuti in una stanza a luci soffuse, senza il disturbo dei telefoni, per ricordare meglio (anche a distanza di tempo) una storia sentita poco prima.
Una settimana dopo, infatti, le persone che si sono riposate così ricordano fino al 10% in più della storia rispetto a chi subito dopo averla ascoltata è stato impegnato in un’altra attività (come il gioco di trovare le differenze).
Ora, in uno studio simile, Dewar e colleghi hanno mostrato che lo stesso vale per le memorie spaziali: un riposino di dieci minuti, senza sonno, aiuta a ricordare il 10% in più di un ambiente esplorato virtualmente rispetto a chi è stato impegnato (di nuovo) nel gioco delle differenze. E i benefici delle pause in fase di veglia varrebbero anche per le persone che soffrono di amnesia, suggerisce uno studio del 2009, tanto che i ricercatori si domandano ora se una serie di tanti riposi da svegli potrebbe aiutare queste persone a ricordare meglio.
Ma perché riposarsi avrebbe dei benefici per la memoria? Per Dewar la risposta è che il riposo, così come il sonno, riduce la sovrastimolazione che a volte può interferire con lo stabilizzarsi di una traccia mnemonica. Eliminando questa sovrastimolazione la memoria potrebbe beneficarne, soprattutto per chi soffre di amnesia: “Se proviamo a ridurre la quantità di informazioni che arrivano al cervello, le persone con amnesia possono formare nuove memorie”, ha spiegato la ricercatrice al New Scientist:“Esiste una sorta di riserva a cui possiamo attingere”.
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