Foto:bandiere ISIS e Al Qaeda, http://news.siteintelgroup.com |
Di Elias Trogu
Le organizzazioni jihadiste dello Stato Islamico (IS) e Jabhat al-Nusra derivano da un unico blocco originario. Nel 2013 la rottura dei rapporti ha scisso anche le fonti di finanziamento delle due organizzazioni. Se da una parte l'IS ha potuto continuare ad autofinanziarsi con la vendita di derivati petroliferi e un sistema di racket ampio, grazie anche alle dimensioni del territorio occupato, il budget di al-Nusra dipende sempre più da sponsorship di finanziatori - privati e non - di paesi del Golfo. Questo ha portato i suoi leader a cercare nuovi canali, con vere e proprie strategie di fundraising che si agganciano al mezzo oggi più rapido ed efficace: il web.
Il Fronte al-Nusra (o Jabhat al-Nusra) è un’organizzazione jihadista nata in Siria nel tardo 2011, contraddistintasi fin da subito per i forti legami – preesistenti al conflitto siriano – con la formazione di Abu Bakr al-Baghdadi, leader di quella che all’epoca era al-Qaida in Iraq o Stato Islamico in Iraq, ora nota come Stato Islamico (IS) o più semplicemente Daesh. A riprova di ciò, l’Aqi avrebbe messo a disposizione di al-Nusra la metà del proprio budget operativo, fatto confermato dal suo leader, Abu Mohammed al-Julani1.
La rottura dei rapporti tra le due formazioni (10 aprile 2013) ha esaurito tale canale di finanziamento, costringendo al-Nusra a sviluppare un sistema alternativo per finanziare le proprie attività militari contro il regime di Assad, la cui caduta costituirebbe il primo passo verso la creazione di un califfato nel Bilad al-Sham (il Levante)2.
Il Daesh, grazie al controllo di un’area popolata da milioni di persone e ricca di risorse naturali, è in grado di soddisfare le proprie principali voci di spesa attraverso la vendita di derivati petroliferi e la creazione di un’estesa rete estorsiva, a cui sarebbero soggetti tanto gli individui, quanto i beni di natura economica presenti nei territori del sedicente califfato (salari dei dipendenti statali, petrolio, conti bancari, rimesse agricole, reperti archeologici oggetto di contrabbando..).
Al contrario, la ridotta territorializzazione di al-Nusra, unita all’attuazione di politiche meno vessatorie, limitano fortemente le capacità di autofinanziamento di questa organizzazione, rendendola maggiormente dipendente dalle sponsorship del Golfo, dalle donazioni di privati e di enti caritativi, nonché dall’apporto finanziario garantito dagli stessi foreign fighters3.
Come ammesso nel 2014 dal Vice Presidente statunitense Joe Biden, alcuni alleati della coalizione internazionale a guida americana avrebbero versato centinaia di milioni di dollari e migliaia di tonnellate di armi a tutti coloro coinvolti nella lotto contro Assad, compresi al-Nusra, al-Qaida ed elementi estremisti jihadisti provenienti da altre parti del mondo4.
In tale situazione, uno dei problemi principali – comune sia agli aiuti statali sia ai fondi privati – sono la deregolamentazione e la scarsa trasparenza nel processo di donazione, un problema che ostacola il tracciamento degli spostamenti di denaro e rende elusiva la natura dei reali soggetti destinatari5.
Ad esempio, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti hanno fornito un aiuto significativo alle forze islamiste moderate, di cui però avrebbero beneficiato indirettamente anche al-Nusra e l’IS, sebbene sia difficile quantificare l’entità del diretto e volontario coinvolgimento delle autorità nazionali in tale meccanismo di sponsorizzazione6.
Da parte sua, la Turchia avrebbe assicurato supporto logistico ad al-Nusra durante la prima fase della guerra civile, mentre il rischio di finanziamento del terrorismo legato ai fundraisers qatarini era già stato evidenziato dal Dipartimento di stato Usa nel 20137. Lo stesso Emirato del Golfo ha avuto, inoltre, un ruolo chiave in diversi negoziati per il rilascio di ostaggi di al-Nusra, come nel caso dei 45 caschi blu fijani dell’Onu8. Alla notizia della loro cattura, nell’agosto 2014, il governo oceanico richiese ufficialmente l’intervento di intermediari qatarini e dopo due settimane i prigionieri furono liberati senza che fosse stata versata alcuna somma, come riportato da al-Jaazera, fatto poi smentito dalle immagini video diffuse dal network israeliano Channel 2, che confermarono che il Qatar aveva pagato un riscatto di 25 milioni di dollari al gruppo terroristico9.
Questa condotta collusiva riguarderebbe anche privati cittadini del Qatar, come Muhammad Shariyan al-Kabi, segnalato dal Dipartimento del tesoro Usa (5 agosto 2015) in quanto ritenuto un facilitatore finanziario dell’organizzazione qaidista sin dal 2012. Questi avrebbe lavorato nel corso dell’anno successivo a stretto contatto con il kuwaitiano Hamid al-Ali, considerato uno dei più importanti finanziatori del Fronte10, mentre nel 2014 avrebbe agito in qualità di intermediario nelle negoziazioni per il rilascio di ostaggi in mano dell’organizzazione, occupandosi anche del reperimento delle somme necessarie al loro riscatto11.
Al contempo, avrebbe avviato in Qatar diverse campagne per la raccolta di fondi da destinare ai miliziani di Jabhat al-Nusra, risultando tra i promotori della piattaforma online di Madad Ahl al-Sham, chiusa nel 2015 dalle autorità di Doha.
Specificatamente all’ambiente virtuale, già agli inizi del 2012 sul fronte siriano si sarebbe registrata una crescita esponenziale delle attività di propaganda del fronte anti-Assad, un fermento che presumibilmente ha attratto finanziatori e donatori da tutto il Golfo, quale poteva essere lo sceicco kuwaitiano Shafi al-Ajmi12.
Considerato come uno dei “the mostactive fundraisers for ANF”, al-Ajmi ha regolarmente promosso iniziative di fundraising online, come la campagna di reclutamento denominata “Journey to Train 12,000 Jihad Warriors for the Fighting in Syria”, nella quale si richiedevano 2500 dollari per equipaggiare i miliziani da inviare sul fronte siriano13.
Tra i vari beneficiari dei diversi milioni di dollari raccolti sarebbe risultato esservi anche al-Nusra14.
Un’iniziativa simile fu quella avviata da Muhammad al-Muhaysani, popolare religioso saudita vicino all’ambiente qaidista, promotore della raccolta fondi “Wage jihad with yourmoney”, avviata dal 26 ottobre 2013 a sostegno delle formazioni jihadiste in Siria. Rispetto ad altre esperienze precedenti, non venivano segnalati i dettagli bancari a cui destinare le somme di denaro, ma solo tre contatti WhatsApp e un account Twitter (Jahd_bmalk), attraverso cui gli intermediari fornivano ai donatori le istruzioni per spostare i fondi presso conti di istituti del Golfo, mediante servizi di money transfer15. Non esente da simili strumentalizzazioni è il social network russo VKontakte16. Abu Rofik, membro del brigata russofona di al-Nusra (Liwa al-Muhajireen o Katiba Sayfullah), ha utilizzato il canale per sollecitare donazioni a favore dei miliziani russi aderenti al Fronte non in grado di sostenere i costi di viaggio verso la Siria. Anche qui, viene bypassata la fornitura degli estremi bancari, preferendo il contatto via Telegram, un applicazione di messaggistica istantanea più sicura di altre, come WhatsApp. Inoltre, è stato accertato che i miliziani di lingua russa dentro al-Nusra hanno fatto uso anche di provider di servizi di pagamento online come Qiwi Koshelek.
In generale, la situazione nel c.d. Siraq ha messo in luce una tendenza che era già presente – l’attività di facilitazione finanziaria assicurata da fundraisers privati ad organizzazioni militanti – ma che ha assunto nuove forme grazie alle possibilità offerte dall’universo online, portando, allo stesso tempo, a riflettere sull’atteggiamento di alcuni attori regionali coinvolti al conflitto siriano e alla crisi irachena.
Elias Trogu, Università di Bologna - Campus di Forlì
1.P.Wood, Syria: Islamist Nusra Front Gives BBC Exclusive Interview, BBC News, January 17, 2013; Iraqi al-Qaeda and Syrian group 'merge', 9 April 2013; The Al-Nusra Front (Jabhat al-Nusra), The Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center, al-Jaazera, September 23, 2013.
2.T. Joscelyn,Al Qaeda in Iraq, Al-Nusrah Front Emerge as Rebranded Single Entity, The Long War Journal, April9, 2013.
3.S. al-Khalidi, Syrian Al Qaeda Reach Foothills of Israeli-Held Golan,Reuters, May 22, 2014;O. Holmes, A. Dziadosz, Special Report: How Syria's Islamists Govern with Guile and Guns, Reuters, June 20, 2013.
4.G. Ratnam, Joe Biden Is the Only Honest Man in Washington, in Foreign Policy, October 7, 2014; B. P. Usher, Joe Biden apologised over IS remarks, but was he right?, BBC News, October 7, 2014.
5.US imposes sanctions on 2 Qatari nationals for 'terrorism financing, Middle East Eye, August 6, 2015.
6.G. Ratnam (2014), cit.
7.Ibidem.
8.B. Hubbard, al-Qaeda Group Has Released 45 Members of U.N. Force, The New York Times, September 11, 2014.
9.Syria Rebels Free UN Peacekeepers, al-Jazeera, September 11, 2014; Report: UN Had Qatar Pay Off Al-Qaida Fighters for Release of Fiji Peacekeepers, Haaretz, October 11, 2014.
10.Press Center U.S. Department of the Treasury, Treasury Designates Additional Supporters of the Al-Nusrah Front and Al-Qaida, 22 August 2014; Treasury Designates, Treasury Designates Financial Supporters of Al-Qaida and Al-Nusrah Front, 8 August 2015.
11.T. Khan, US Names Two Qatari Nationals as Financiers of Terrorism, The National, 6 August 2015.
12.E. Dickinson, Playing with Fire: Why Private Gulf Financing for Syria’s Extremist Rebels Risks Igniting Sectarian Conflict at Home, The Brookings Institution, Saban Center Analysis, Paper Series, December 6, 2013; US Treasury Department, National Terrorist Financing Risk Assessment, 2014;Sanctions Intelligence Update, Social media & Illicit Finance: a look at the conflict in Syria, The Camstoll Group, August 12, 2014.
13.US Treasury Department, Treasury Designates Three Key Supporters of Terrorists in Syria and Iraq,8 June 2014.
14.Sanctions Intelligence Update, Social media & Illicit Finance, (2014) cit.
15.B. Hubbard, Private Donors’ Funds Add Wild Card to War in Syria, The New York Times, November 12, 2013.
16.J. Paraszczuk, Russian Branch of Syria’s al-Qaeda appeals for Funding from Russian Muslims, RFE/RL, November 6, 2015.
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