Di Sergio Rame
Il piano per costruire lo Stato islamico è stato concepito dal suo futuro leader, Abu Bakr al Baghdadi, insieme ad altri capi jihadisti nel carcere militare statunitense di Camp Bucca, in Iraq.
Insomma, proprio sotto il naso degli americani. "Il campo era l’ambiente ideale per pianificare - aveva spiegato tempo fa al Guardian un jihadista il cui nome di battaglia è Abu Ahmed - nel 2004 avevamo riconosciuto al-Zarqawi (a cui succederà al-Baghdadi, ndr) capo della jihad. Quando ci hanno liberato, è stato facile ritrovarsi: ci eravamo scambiati indirizzi e numeri di telefono scrivendoli sugli elastici delle mutande". Oggi Mitchell Grey, ex guardia al carcere di Bucca, racconta a Sputnik i retroscena di quel carcere.
Quando i giovani sospettati di essere jihaidisti venivano sbattuti a Camp Bucca, venivano lasciati un po' di tempo in una stanza per essere sottoposti a un interrogatorio. A distanza veniva osservato dal personale della prigione il comportamento del sospetto e in particolar modo se questo allungasse la mano per prendere una copia della rivista Maxim. Se lo faceva e si metteva a sfogliarla, allora veniva etichettato come "moderato" e mandato in un'ala speciale del carcere. Se, invece, faceva finta di niente, allora veniva rinchiuso in un'altra area con i gli altri jihaidisti. "Se non segregavi i prigionieri - spiega Mitchell Gray aSputnik - avresti avuto problemi con i detenuti più estremisti che a loro volta avrebbero radicalizzato i prigionieri meno radicali".
Grey è stato in servizio nel 2007 e nel 2008. "C'era violenza tra i prigionieri a Bucca - continua l'ex guardia carceraria - avevano messo in piedi le loro corti della sharia ed eseguivano esecuzioni, torture, intimidazioni per costringere gli altri a diventare più radicali". dalla testimonianza appare subito chiaro che il problema di fondo era proprio il campo dove era rinchiuse circa 30mila prigionieri. "Era un mix - continua Gray - c'era di tutto, da al Qaeda alla milizia locale, fino a veri e propri criminali". Un'inchiesta pubblicata dalla rivista americana Mother Jones aveva già sollevato forti dubbi sui risultati ottenuti dalla Cia con il programma antiterrorismo adottato dopo l'11 settembre. A Camp Bucca c'erano molte teste calde che qualche hanno più tardi sarebbero diventati i vertici dello Stato Islamico. Tra questi c'era appunto al Baghdadi. Grey ha spiegato a Sputnik che "è stato rilasciato perché in lui vedevano davvero una figura di mediatore, capace di moderare le influenze più radicali". "La prima volta che andai a Bucca ci fecero un'arringa in cui dicevano che queste persone andavano trattate bene perché tra di loro ci sarebbe stato il Nelson Mandela del futuro - ha concluso - invece, altro che Nelson Mandela del futuro. A Bucca c'era il primo Abu Bakr al-Baghdadi e se le sono lasciati scappare".
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