Di Olivia Manola
(articolo del Corriere della Sera)
«Mentre sui media si discute di Adeste Fideles e Tu scendi dalle stelle , la scuola cade a pezzi. Il tetto è crollato e i bagni sono inagibili. Non abbiamo bisogno di canti religiosi ma di risorse economiche». Davide Susani — uno dei papà che ieri mattina hanno manifestato per solidarizzare con il preside Marco Parma davanti all’Istituto Garofani nel quartiere popolare Aler di Rozzano, periferia sud di Milano — sintetizza così il pensiero di molti genitori sul caso della festa di Natale cancellata e trasformata in «festa dell’Inverno» in nome della laicità.
Un presidio a cui hanno partecipato una cinquantina di persone, comprese alcune insegnanti che hanno sfilato reggendo uno striscione con la scritta «Io sto con Parma». E mentre il premier Matteo Renzi ha attaccato il preside definendo un errore il tentativo di «affogare le identità in un politicamente corretto indistinto e scipito» e ribadendo che «il Natale è molto più importante di un preside in cerca di provocazioni», ieri il dirigente ha incassato il sostegno del sindacato. Caterina Spina, segretaria generale della Flc Cgil di Milano, si è schierata contro una «strumentalizzazione che punta a scambiare l’attenzione per le sensibilità e le culture in ostilità per le feste, il lavoro quotidiano per costruire un comune sentimento di appartenenza in pregiudizio e intolleranza».
Parma, già candidato sindaco a Rozzano per un Movimento 5 Stelle ancora in fieri, dopo l’abbuffata mediatica di venerdì, si è eclissato. Unica breccia nel muro di silenzio, la circolare intitolata forse non senza ironia «Natale e dintorni» e pubblicata sabato sera sul sito del Garofani. «Non ho rimandato né cancellato nessun concerto natalizio né altre iniziative programmate dal collegio docenti e dal Consiglio d’istituto; mi sono adoperato per sostenerle» scrive il preside Parma che conclude dicendosi pronto alle dimissioni. Il dirigente aveva scritto sabato al provveditore Delia Campanelli dando la sua disponibilità a farsi da parte. La risposta pubblica del provveditore si è concentrata sul «dialogo interculturale» e sull’«integrazione», percorsi che devono iniziare nelle scuole, «dalla padronanza della lingua alla formazione del personale scolastico».
Ma come si è arrivati a questo punto? Riavvolgendo il nastro del «caso Rozzano», il punto di rottura arriva a metà novembre, quando due mamme si sono proposte per insegnare i canti religiosi natalizi ai bambini durante la mensa. Il secco «no» del dirigente ha scatenato le reazioni dei genitori che già negli anni precedenti si erano lamentati per l’assenza del repertorio sacro nei concerti scolastici. Lo conferma lo stesso Parma: «È l’unico diniego che ho opposto. E continuo a considerare la cosa inopportuna». Per lui, una festa con canti religiosi avrebbe potuto costituire una «provocazione pericolosa» dopo gli attentati terroristici di Parigi e urtare la sensibilità delle famiglie che professano altre fedi.
Dichiarazioni che hanno scatenato una bufera mediatica e politica. Dal premier Renzi, appunto, a Stefano Buffagni del M5S Lombardia che ha preso le distanze dall’ex collega, a Matteo Salvini che oggi arriverà a Rozzano per donare un presepe ai bambini del Garofani con la coordinatrice lombarda di Forza Italia, Mariastella Gelmini, e altri esponenti di FI e di Fratelli d’Italia.
Un presidio a cui hanno partecipato una cinquantina di persone, comprese alcune insegnanti che hanno sfilato reggendo uno striscione con la scritta «Io sto con Parma». E mentre il premier Matteo Renzi ha attaccato il preside definendo un errore il tentativo di «affogare le identità in un politicamente corretto indistinto e scipito» e ribadendo che «il Natale è molto più importante di un preside in cerca di provocazioni», ieri il dirigente ha incassato il sostegno del sindacato. Caterina Spina, segretaria generale della Flc Cgil di Milano, si è schierata contro una «strumentalizzazione che punta a scambiare l’attenzione per le sensibilità e le culture in ostilità per le feste, il lavoro quotidiano per costruire un comune sentimento di appartenenza in pregiudizio e intolleranza».
Parma, già candidato sindaco a Rozzano per un Movimento 5 Stelle ancora in fieri, dopo l’abbuffata mediatica di venerdì, si è eclissato. Unica breccia nel muro di silenzio, la circolare intitolata forse non senza ironia «Natale e dintorni» e pubblicata sabato sera sul sito del Garofani. «Non ho rimandato né cancellato nessun concerto natalizio né altre iniziative programmate dal collegio docenti e dal Consiglio d’istituto; mi sono adoperato per sostenerle» scrive il preside Parma che conclude dicendosi pronto alle dimissioni. Il dirigente aveva scritto sabato al provveditore Delia Campanelli dando la sua disponibilità a farsi da parte. La risposta pubblica del provveditore si è concentrata sul «dialogo interculturale» e sull’«integrazione», percorsi che devono iniziare nelle scuole, «dalla padronanza della lingua alla formazione del personale scolastico».
Ma come si è arrivati a questo punto? Riavvolgendo il nastro del «caso Rozzano», il punto di rottura arriva a metà novembre, quando due mamme si sono proposte per insegnare i canti religiosi natalizi ai bambini durante la mensa. Il secco «no» del dirigente ha scatenato le reazioni dei genitori che già negli anni precedenti si erano lamentati per l’assenza del repertorio sacro nei concerti scolastici. Lo conferma lo stesso Parma: «È l’unico diniego che ho opposto. E continuo a considerare la cosa inopportuna». Per lui, una festa con canti religiosi avrebbe potuto costituire una «provocazione pericolosa» dopo gli attentati terroristici di Parigi e urtare la sensibilità delle famiglie che professano altre fedi.
Dichiarazioni che hanno scatenato una bufera mediatica e politica. Dal premier Renzi, appunto, a Stefano Buffagni del M5S Lombardia che ha preso le distanze dall’ex collega, a Matteo Salvini che oggi arriverà a Rozzano per donare un presepe ai bambini del Garofani con la coordinatrice lombarda di Forza Italia, Mariastella Gelmini, e altri esponenti di FI e di Fratelli d’Italia.
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