Allarme dagli Usa: Sirte potrebbe diventare la nuova roccaforte dell'Isis
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Scatta l'allarme sulla Libia, dove l'Isis appare sempre più forte. A lanciarlo sono il New York Times e il Wall Street Journal, secondo i quali nel Paese alle porte dell'Europa lo Stato islamico governa ormai una vasta area nella zona orientale, quella di Sirte. Il rischio è che la città possa diventare la nuova base del gruppo dirigente dell'Isis, che potrebbe ritirarsi proprio di fronte alle coste italiane.
Fuga dalle bombe su Raqqa? - L'ipotesi ventilata dalle due testate americane è che i vertici dell'Isis si concentrino a Sirte per sfuggire ai bombardamenti della coalizione internazionale in Medio Oriente, che stanno colpendo sempre di più Raqqa. L'incubo dei servizi di intelligence oddietnali è che la città del nord-est della Libia possa diventare la nuova Capitale dello Stato islamico, base privilegiata da cui il "califfo" Abu Bakr al-Baghdadi e la sua cerchia più stretta potranno continuare a seminare terrore, a due passi dall'Europa. Il rischio potrebbe a questo punto essere concreto anche se gli uomini del Califfato dovessero essere cacciati via dalla Siria e dall'Iraq.
Sirte "preda" di combattenti ed emiri jihadisti - Due reportage pubblicati su New York Times e Wall Street Journal da Misurata danno un quadro molto preoccupante della situazione. Con la Libia divenuta ormai il primo Stato al di fuori di Iraq e Siria dove l'Isis governa davvero. Sotto gli uomini del Califfo c'è tutta l'area di Sirte, città natale di Gheddafi e roccaforte dell'ex rais. Una regione che gli uomini dello Stato islamico non solo hanno in pugno grazie alla a presenza di oltre 5mila combattenti (fino a pochi mesi fa si parlava di alcune centinaia), ma che amministrano attraverso l'azione di "emiri" che impongono le brutali regole del Califfato (dal divieto di fumare o ascoltare la musica all'obbligo del velo integrale per le donne) e gestiscono le risorse. Queste ultime provenienti soprattutto dal petrolio, di cui il Paese nordafricano è ricco. Ma anche dal traffico di profughi.
FOTO:http://shoebat.com
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