Di Claudia Negini
Nel 1987 lo scrittore egiziano Naguib Mahfouz è stato il primo, e finora anche l’unico, arabo a vincere il Nobel per la letteratura. Quello stesso anno erano candidati altri scrittori arabi e uno di loro era Yusuf Idris.
Nato nel 1927 a Bayrum, un paesino su delta del Nilo, viene cresciuto quasi esclusivamente dai nonni, a causa dei continui spostamenti del padre, che lavorava come ingegnere. Presto Idris si trasferisce al Cairo per dedicarsi alla medicina e non alla letteratura, passione che coltiva parallelamente e che diventerà un lavoro a tempo pieno solo molto più tardi.
Proprio la sua professione di medico gli permette di entrare in contatto con la vita delle persone più umili, esperienza che gli darà grande ispirazione nella stesura delle sue short stories e dei romanzi.
In un primo momento si getta a capofitto nella corrente realista a sfondo sociale, descrivendo spaccati della vita egiziana, stile che ben si adattava alla sua adesione al partito comunista.
Un esempio, incredibilmente tradotto in italiano, è “Il richiamo”, racconto breve che dà il nome anche a una raccolta edita da Mondadori nel 1992, ma che era stata pubblicata in arabo nel 1962.
Con il passare del tempo e in particolare a partire dagli anni Settanta, nella sua produzione iniziano a scorgersi le influenze della letteratura e dei temi già presenti nelle opere d autori occidentali: il senso di alienazione dell’uomo e la sua incapacità di interagire con il mondo circostante sono solo alcune delle tematiche della sua produzione di questo periodo.
Una delle innovazioni degli scritti di Yusuf Idris, sta nella lingua da lui utilizzata. È infatti uno dei primi a introdurre in maniera più consistente il dialetto, non isolandolo ai dialoghi, come iniziavano a fare altri scrittori, migliorando la sua reputazione di lingua “del volgo”.
È inoltre considerato uno de maggiori scrittori di racconti brevi del mondo arabo. Personalmente è un genere che mi piace moltissimo e leggendo alcuni dei suoi mi hanno colpito per la grande attualità che le sue parole possono ancora avere.
M torniamo al fatidico 1988. La vittoria del collega e connazionale, oltre a gettare Idris in una sorta di depressione, hanno influenzato moltissimo la fortuna delle sue opere, soprattutto in Occidente.
Mentre la maggior parte dei romanzi di Mahfouz sono stati tradotti in molte lingue europee, questo non è successo per le opere di Idris, le cui traduzioni sono esigue. In italiano, infatti, oltre alla raccolta che ho già citato, ne è stata pubblicata solo un’altra nel 1993, intitolata “Alla fine del mondo”. Fatto ancora più significativo è che neanche in inglese ci sono molti suoi titoli nonostante nel 2012 sia stata pubblicata una nuova raccolta in inglese, fresca di traduzione, intitolata “Tales of encounter” nel tentativo di far conoscere meglio le sue produzioni al pubblico anglofono.
Ciononostante, tradotti o meno, più o meno conosciuti, le short sories di Yusuf Idris, ma anche i suoi romanzi e le sue opere teatrali, non hanno nulla da invidiare al vincitore del Nobel.
Buona Lettura!
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