Per adesso si è arrivati a quota 3.103, ma le cifre, con ogni probabilità, cresceranno ancora. È il numero degli olivi da abbattere per fermare la propagazione del batterio della Xylella in Puglia, almeno secondo quanto vorrebbe il nuovo piano del commissario straordinario per l’emergenza Giuseppe Silletti, presentato il 30 settembre 2015. Il batterio continua ad avanzare, il numero dei focolai aumenta (uno dei più recenti è a Cellino San Marco) e le soluzioni che si affacciano appaiono drastiche. Tagliare, senza pietà. «Non costringeteci a ricorrere a strumenti militarizzati» ha avvertito Silletti, rivolgendosi ai coltivatori pugliesi, del tutto contrari alla decisione. Pugno duro contro il batterio. E non solo.
La Xylella, o meglio la sua variante “pugliese”, è un problema serio. Colpisce la pianta, ne provoca il disseccamento e, in poco tempo, la morte. Un guaio. Migliaia di alberi di olivo dovranno essere abbattuti per cercare di salvaguardare l’area, con conseguenti ricadute sulla produzione di olio. Lo dimostrano i dati in picchiata dell’anno trascorso (in Italia il volume prodotto, complici le avversità climatiche, è sceso del 40%), che ha richiesto un aumento delle importazioni straniere. L’economia della regione, insomma, è messa a dura prova, sia dal batterio che dai tagli disposti dalle istituzioni. Ne verrà infine danneggiato – è inevitabile –anche il paesaggio, caratterizzato dalla presenza degli olivi secolari.
Le zone “infette”, al momento, riguardano la provincia di Lecce, in particolare una fascia di 20 chilometri a nord, verso Brindisi (altro centro dove sono sorti nuovi focolai). Qui il piano Silletti ha deciso di intervenire con decisione. Si dovranno abbattere, a centinaia, le piante colpite. E gli agricoltori non ci stanno, anche se – stavolta – sono previsti risarcimenti fino a 140 euro per albero. Il problema (o meglio: uno dei problemi), è che «non c’è nulla che garantisca l’efficacia dei tagli come rimedio», spiega Antonia Battaglia, giornalista e attivista di Peacelink. Vista la rapidità di diffusione del germe, si dovrebbe intervenire anche sulla vegetazione intorno agli alberi colpiti, e abbattere altri olivi (sani), solo perché sono vicini a quello malato. Ma ormai, viste le dimensioni raggiunte dal fenomeno, non sembra possibile.
«Non costringeteci a ricorrere a strumenti militarizzati» ha avvertito Silletti, rivolgendosi ai coltivatori pugliesi, del tutto contrari alla decisione. Pugno duro contro il batterio. E non solo
In più, non è da poco il fatto che «non ci sono ancora test di patogenicità in grado di dimostrare che i casi di disseccamento riscontrati siano davvero causati dalla Xylella» e «non da altri fattori», come, ad esempio, alcuni tipi di funghi, «come sembra invece dimostrare una ricerca dell’Università di Foggia». Per le istituzioni, però, le rilevazioni condotte finora, anche dal Cnr di Bari sono più che sufficienti, e non si deve perdere altro tempo.
Non contribuisce a rasserenare il clima anche il fatto che le richieste di ulteriori ricerche, o la proposta di nuovi tipi di cure, «come quella del professor Marco Scortichini, che è riuscito a curare alcune piante e a farle guarire», non vengano considerate né da Bruxelles né dal Ministero. «Ma la risposta migliore dovrebbe essere la scienza, cioè un modo per curare gli olivi», spiega Battaglia. Insomma, il timore è che il danno dei tagli non sarà, comunque, la soluzione. Alcuni si spingono oltre, e ipotizzano scenari da complotto internazionale.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO:http://www.linkiesta.it/it/article/2015/10/04/xylella-la-malattia-che-spaventa-leuropa/27637/
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