Di Michela Perrone
Restare svegli e concentrati per ore e ore, giorno e notte. Migliorare le proprie capacità di memoria e non sentire la fatica. Non è soltanto un desiderio, ma è ormai una realtà. È il neuroenhancement, il potenziamento cognitivo. Si tratta di un aumento delle proprie prestazioni, possibile principalmente grazie all’assunzione di alcuni farmaci oppure a stimolazioni transcraniche (elettriche o magnetiche). Facciamo un punto durante la Settimana mondiale del cervello.
“Nel mondo anglosassone l’utilizzo di questo genere di farmaci da parte di studenti è risaputo e i giornali ne parlano. Nell’Europa continentale, invece, l’impressione nell’opinione pubblica è che si tratti di uno scenario futuribile. Non è così”. Agnes Allansdottir è una psicologa sociale e lavora per il Toscana Life Sciences (Tls) di Siena. L’istituto, con la Sissa (Scuola internazionale di studi superiori avanzati) di Trieste, è partner italiano del progetto europeo Nerri (Neuro-Enhancement Responsible Research and Innovation), il cui obiettivo è facilitare il dialogo sociale sul potenziamento cognitivo e elaborare una serie di linee guida per i policy maker nazionali e europei.
Smart drug
Sono le smart drug, sostanze che ormai si trovano facilmenteonline per poche decine di dollari. Si tratta di farmaci legali, ma indicati per determinate patologie come la sindrome da deficit di attenzione e iperattività, l’Alzheimer o il Parkinson. Se somministrati a persone sane ottengono un effetto di potenziamento delle facoltà cognitive più o meno lungo.
Sono le smart drug, sostanze che ormai si trovano facilmenteonline per poche decine di dollari. Si tratta di farmaci legali, ma indicati per determinate patologie come la sindrome da deficit di attenzione e iperattività, l’Alzheimer o il Parkinson. Se somministrati a persone sane ottengono un effetto di potenziamento delle facoltà cognitive più o meno lungo.
L’industria cinematografica si è occupata del’uso di queste sostanze nel film Limitless (tratto a sua volta dal romanzoTerritori oscuri), preso come punto di partenza per una più ampia riflessione attorno alle implicazioni del neuroenhancement.
I benefici del potenziamento cognitivo riguardano una maggiore concentrazione sotto stress o al termine di una giornata lavorativa, un miglioramento della memoria e una migliore capacità relazionale. Chiamato anche doping cognitivo, agisce in modo simile a alcune sostanze stimolanti di uso comune (come la caffeina, con alcuni importanti distinguo), ma i suoi effetti a lungo termine non sono ancora stati indagati in modo sistematico.
“L’aumento delle performance è legato a meccanismi di tipo molecolare, che variano da farmaco a farmaco. Tutti però agiscono sui neurotrasmettitori, quelle sostanze che trasportano le informazioni da un neurone all’altro”, spiega Simone Rossi, neurologo e neurofisiologo clinico dell’Azienda ospedaliera universitaria di Siena e responsabile del Brain Investigation & Neuromodulation Lab, del dipartimento di Neuroscienze.
Al di là degli studenti, è complicato capire, anche nel mondo anglosassone, quante persone usino farmaci per il potenziamento cognitivo: “Nulla sappiamo di categorie sottoposte a forte stress come chirurghi o piloti”, evidenzia Allansdottir.
Un ampio dibattito è tuttora in corso a livello internazionale sull’utilizzo di queste sostanze, tra chi sostiene che, a patto che se ne faccia un uso responsabile, non ci sia nulla di male (sostanze stimolanti come la caffeina vengono utilizzate nella nostra vita quotidiana senza troppi problemi), e chi invece mette in guarda dalle possibili implicazioni etiche.
La fantascienza diventa realtà
Proprio per approfondire queste ultime e far interagire tra loro i diversi attori sociali, la Commissione europea ha finanziato un progetto di tre anni (da marzo 2013 a febbraio 2016) – il Nerri Project – articolato in altrettante fasi: la prima, conclusa da poco, consiste in una serie di interviste a stakeholder (produttori di farmaci e tecnologie, scienziati, insegnanti, possibili utilizzatori, bioeticisti…) per capire come viene inquadrato il neuro-enhancement. Attualmente i dati sono in fase di elaborazione ed è iniziata la seconda parte: “Si tratta del cuore del progetto”, evidenzia Allansdottir, che continua: “durerà per tutto il 2014 e parte del 2015. Si tratta di organizzare eventi attorno ai quali creare dialogo. Il primo si è svolto a Trieste, mentre il prossimo sarà a Roma in aprile”. L’ultima fase, infine, consiste nel redarre le indicazioni per i Governi nazionali e per l’Europa.
Proprio per approfondire queste ultime e far interagire tra loro i diversi attori sociali, la Commissione europea ha finanziato un progetto di tre anni (da marzo 2013 a febbraio 2016) – il Nerri Project – articolato in altrettante fasi: la prima, conclusa da poco, consiste in una serie di interviste a stakeholder (produttori di farmaci e tecnologie, scienziati, insegnanti, possibili utilizzatori, bioeticisti…) per capire come viene inquadrato il neuro-enhancement. Attualmente i dati sono in fase di elaborazione ed è iniziata la seconda parte: “Si tratta del cuore del progetto”, evidenzia Allansdottir, che continua: “durerà per tutto il 2014 e parte del 2015. Si tratta di organizzare eventi attorno ai quali creare dialogo. Il primo si è svolto a Trieste, mentre il prossimo sarà a Roma in aprile”. L’ultima fase, infine, consiste nel redarre le indicazioni per i Governi nazionali e per l’Europa.
“Il presupposto è che ciò che era fantascienza fino a qualche anno fa oggi è realtà. Siamo arrivati a un bivio”. La Commissione Europea “vuole esplorare nuovi modi di public engagement”, per aumentare il dialogo tra esperti e non esperti.
Allansdottir sottolinea come durante le interviste italiane ci sia sempre stata “l’ombra del caso Stamina. È poi emersa in modo chiaro la tensione tra una forte cultura della cura degli individui più deboli (anziani, bambini, persone non autosufficienti) e la libertà dell’individuo di fare del suo corpo ciò che vuole. È la stessa polarizzazione che si osserva nel dibattito politico e etico del Paese. Non si riesce a trovare un compromesso”.
C’è poi un’altra caratteristica che distingue l’Italia da Paesi come Usa, Regno Unito e paesi del Nord Europa: il funzionamento delmercato dei farmaci. Al di fuori del nostro Paese ottenere medicinali pur senza soffrire di una certa patologia è relativamente semplice. In Italia è più complicato e questo è uno dei motivi per cui “ci sono pochi dati sul potenziamento cognitivo, che non vengono raccolti in modo sistematico” osservaAllansdottir. “Se ne parla poco anche a livello di opinione pubblica, a differenza che all’estero”.
Stimolazione elettrica o magnetica
Quando si pensa al potenziamento cognitivo ci si riferisce quasi sempre all’aspetto farmacologico, mentre il neuroenhancement passa anche attraverso altri strumenti, come la stimolazione trancranica elettrica o magnetica. “In questo caso il meccanismo d’azione varia in base al tipo di stimolazione” chiarisce Rossi, che prosegue: “la stimolazione magnetica (Tms) agisce modificando l’efficacia sinaptica (cioè la forza delle connessioni tra neuroni). Quella in corrente continua (tDcs), invece, varia il livello di eccitabilità di base dei neuroni stimolati, per cui questi possono essere o inibiti o animati in base alla polarità della stimolazione (catodica o anodica). C’è infine la stimolazione a corrente alternata (tAcs), che probabilmente agisce con un fenomeno di risonanza tra il ritmo della corrente che viene applicata sullo scalpo e il ritmo endogeno della zona di cervello che stiamo stimolando”.
Quando si pensa al potenziamento cognitivo ci si riferisce quasi sempre all’aspetto farmacologico, mentre il neuroenhancement passa anche attraverso altri strumenti, come la stimolazione trancranica elettrica o magnetica. “In questo caso il meccanismo d’azione varia in base al tipo di stimolazione” chiarisce Rossi, che prosegue: “la stimolazione magnetica (Tms) agisce modificando l’efficacia sinaptica (cioè la forza delle connessioni tra neuroni). Quella in corrente continua (tDcs), invece, varia il livello di eccitabilità di base dei neuroni stimolati, per cui questi possono essere o inibiti o animati in base alla polarità della stimolazione (catodica o anodica). C’è infine la stimolazione a corrente alternata (tAcs), che probabilmente agisce con un fenomeno di risonanza tra il ritmo della corrente che viene applicata sullo scalpo e il ritmo endogeno della zona di cervello che stiamo stimolando”.
Proprio la tAcs e la tDcs sono alla base del funzionamento di alcuni device indossabili pensati per il gioco online che vanno a stimolare la corteccia prefrontale per aumentare le prestazioni. Il dispositivo si può attivare attraverso un’app per smartphone e tablet.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO:http://www.wired.it/scienza/biotech/2014/03/13/potenziamento-cognitivo-neuroenhancement/
FOTO:http://www.myhealthylivingcoach.com
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