Di Giacomo Talignani
La cifra è 13 milioni e 700mila euro, 15.520.000 dollari. È quanto avrebbe pagato l'Italia dal 2011 ad oggi per liberare parte degli italiani rapiti nel mondo. Sono i dati raccolti e diffusi dall'emittente saudita Al Jazeera all'indomani della notizia che l'Italia potrebbe intervenire con i suoi tornado in Iraq. Un conto che il governo italiano ha negato ben tre volte prima col ministro degli Esteri Giulio Terzi, poi Emma Bonino e infine Paolo Gentiloni, che liquida le accuse con il termine "illazioni".
Qual è la politica ufficiale dell'Italia sui riscatti? Non pagare, "siamo contrari" ha ribadito a gennaio il ministro Gentiloni. Una politica in linea con quelle di Usa (anche se ora Obama apre) e Gran Bretagna nella lotta al terrorismo.
In ogni occasione di italiani rapiti però, fonti di vario tipo, dagli stessi rapitori a giornali come Foreign Policy hanno sempre dichiarato cifre pagate che l'Italia ha puntualmente smentito: ora però ci sarebbero le prove dei pagamenti dei riscatti. Le ha raccolte tutte insieme (anche se sono uscite su più fronti negli ultimi giorni) Al Jazeera, nel documentario Hostage, in cui dichiara apertamente che l'Italia ha pagato sia in Siria che in Somalia.
Mentre il quotidiano il Tempo ha pubblicato un articolo in cui sostiene che il nostro Paese dal 2003 ad oggi ha sborsato 75milioni di euro per liberare 19 ostaggi (ma senza prove certe), Al Jazeera si occupa di tre casi recenti. Il rilascio di Greta e Vanessa in Siria a gennaio per cui "è stato pagato ad Al Nusra (Al Qaeda) un riscatto da 11 milioni di dollari". Soldi impacchettati in buste di plastica e di cui l'emittente araba ha ottenuto alcune fotografie.
Oltre alle prove raccolte anche dall'Ansa nei giorni scorsi, un membro delle Brigate Farouq, Mahmoud Daboul, ha dichiarato ad Al Jazeera di aver visto la consegna della cassa.
Il secondo caso, 4 milioni di dollari (ne avevano richiesti 10), riguarda il rapimento del giornalista della stampa Domenico Quirico e del collega belga Piccinin. Anche il questa vicenda l'intermediario che prese parte alla trattativa ha confermato il pagamento. Già allora, nonostante il governo negasse, Foreign Policy dichiarò che era stato pagato un riscatto.
Infine, terzo caso, è quello di Bruno Pellizzari e della sua compagna Debbie Calitz, rapiti dai pirati somali e rilasciati dopo un conto da 525.000 dollari finito nelle tasche dei rapitori. Qui è addirittura la famiglia di Debbie Calitz a confermare che "c'è stato detto di non parlare della vicenda". Allora fu perfino lodata la polizia somala per la capacità di liberare i due grazie a un brillante blitz.
Accuse cicliche quelle fatte al governo italiano che sembra continuare con una "fiction" dove i pagamenti non possono essere alla luce del sole e dunque sempre negati. Con l'impegno del governo nelle questioni libiche, siriane e irachene è però difficile continuare su una strada così poco chiara visto che indirettamente si parla di "lotta al terrorismo" da una parte e finanziamento - seppur per i riscatti - dall'altra. Ad oggi è ancora sconosciuta la sorte dei quattro italiani della ditta Bonatti rapiti in Libia nel luglio scorso e, fatto di due giorni fa, dell'ex prete e ristoratore Rolando Del Torchio sequestrato da un commando di sette persone.
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