A quasi settant'anni dalla morte di una delle figure più influenti del Novecento, un saggio pubblicato in Sudafrica capovolge l'immagine di Gandhi accusandolo di razzismo nei confronti dei neri.
Il libro si intitola “The South African Gandhi: Stretcher-Bearer of Empire” (Stanford University Press) e documenta il periodo che il grande leader indiano, diventato l'icona del pacifismo in tutto il mondo, passò in Sudafrica dal 1893 al 1914. Gli autori dell'opera sono due docenti universitari, Ashwin Desai e Goolam Vahed, il primo all'università di Johannesburg e il secondo all'università di KwaZulu Natal.
La loro non è semplicemente una ipotesi. Scavando negli archivi e leggendo i testi che lo stesso Gandhi scrisse durante il lungo soggiorno sudafricano, gli studiosi hanno trovato dettagli scioccanti: il Mahatma giudicava i neri "selvaggi" e "primitivi", dediti a una vita "indolente e nuda". Per questo, sempre secondo il libro, il futuro leader della non violenza faceva una campagna martellante per convincere i governanti britannici che la comunità indiana era intrisecamente superiore ai nativi africani dalla pelle nera.
Il ritratto del Gandhi sudafricano, insomma, stravolge forse per sempre l'aura di bontà e santità con la quale il pianeta ha sempre guardato all'uomo che si oppose al colonialismo della Gran Bretagna, ottenendo l'indipendenza dell'India pagando con la sua stessa vita.
Un colpo durissimo, tanto che la scrittrice indiana Arundhati Roy ha ammesso che dopo la pubblicazione di questa nuova biografia - programmata per ottobre - nessuno potrà pensare a questo grande personaggio nello stesso modo.
- Una delle prime battaglie che Gandhi ingaggiò appena giunto in Sudafrica fu quella degli ingressi separati per bianchi neri all'ufficio postale di Durban. Gandhi non trovava giusto che gli indiani fossero "nella stessa categoria dei nativi del Sudafrica" che chiamava 'kaffiri', e chiedeva un ingresso separato per i cittadini dell'India.- "Ci feriva moltissimo questa mancanza di rispetto e... chiedemmo alle autorità di eliminare quell'odiosa distinzione, e ora ci hanno dato tre ingressi per i neri, gli asiatici e gli europei".- In una petizione del 1895, Gandhi inoltre espresse la preoccupazione che un minore riconoscimento giuridico per gli indiani avrebbe avuto come risultato una degenerazione "così forte che dalle loro abitudini civilizzate sarebbero stati degradati alle abitudini dei nativi, e nello spazio di una generazione ci sarebbe stata poca differenza nei costumi, nelle abitudini e nel modo di pensare tra la progenie indiana e quella nera".- In una lettera aperta al parlamento di Natal, nel 1893, Gandhi scrisse: "Ho avuto l'ardire di sottolineare che sia gli inglesi che gli indiani provengono dalla stessa stirpe, chiamata indo-ariana. Una credenza generale sembra prevalere nella Colonia secondo la quale gli indiani sono un soltanto un po' meglio, o addirittura uguali, ai selvaggi e cioè ai nativi dell'Africa. I bambini crescono con questo pensiero, e il risultato è che gli indiani sono trascinati in basso nella stessa posizione dei primitivi 'kaffiri'".- Durante un discorso a Mumbai, nel 1896, Gandhi disse che gli europei di Natal volevano "degradarci al livello dei primitivi la cui unica occupazione è la caccia, e la cui unica ambizione è possedere un certo numero di mucche per comperarci una moglie e poi passare il resto della vita nell'indolenza e nella nudità".
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