Scontro violentissimo in un asilo nido di Ferrara. Una delle madri ha ritirato la figlia piccola di dieci mesi perchè tra le assistenti una ha la sindrome di Down.
"Ma ha tutte le carte in regola per svolgere quel lavoro", precisa la responsabile della struttura.
La mamma, che ha deciso di ritirare la figlia, avrebbe spiegato alla responsabile del nido di non sentirsi adeguatamente garantita dalla presenza di una assistente down. La versione offerta dalla referente, comunque, è l’unica appresa direttamente dal giornale. La mamma con la bambina ha iniziato il periodo di inserimento lunedì scorso condividendo la presenza con la sua bimba per un’ora e mezza il primo giorno e per due ore martedì. L’inserimento viene richiesto per consentire ai genitori e agli educatori di verificare come il piccolo reagisce e si adatta alla struttura alla quale viene affidato.
Ieri la mamma avrebbe dovuto accompagnare la figlia per il terzo giorno di frequenza "parallela" ma questo non è avvenuto."La signora mi ha telefonato alle 8 - riferisce la responsabile dell’asilo - per chiedermi, con tono piuttosto alterato, perché non le avevo comunicato che nel nido lavorava, come mi ha detto la signora al telefono, 'quella ragazza li'... cosa di cui era invece al corrente". L'ausiliaria in questione è una assistente di 37 anni che ha prestato servizio per otto anni in una scuola della città e per sei in questo nido, dove è arrivata dopo che un centro specializzato nell’inserimento lavorativo delle persone con sindrome di down, il Cepim di Genova, ha approvato il progetto del nido. "L’ausiliaria - aggiunge la referente - assiste le tre educatrici nella cura dei piccoli (ad esempio quando devono cambiare i bimbi che hanno fra 0 e 3 anni) e pulisce i locali. Non gestisce i bambini (7 gli iscritti, ndr) che sono seguiti direttamente - sottolinea la responsabile - dalle educatrici".
Dopo il contatto telefonico la dirigente del nido ha chiesto all’interlocutrice di poterla incontrare a quattr’occhi per poter rispondere in modo più completo ai dubbi espressi dalla cliente. "Ci siamo viste alle 9.30 - prosegue la dirigente del nido - e quando le ho chiesto di spiegarmi qual era il problema la signora mi ha detto che non voleva che sua figlia stesse nell’asilo con 'quella ragazza'". Nessun insulto o aggettivo sarebbe stato aggiunto a quella espressione. "Ma ritengo - conclude la responsabile - che quelle parole esprimano un atteggiamento inaccettabile verso una persona autonoma, preparata per svolgere i compiti che le sono stati assegnati e della quale nessuno, da quando è qui, si è lamentato. Fra l’altro quando l’assistente ha sentito che era lei il motivo dell’incontro se n’è andata a casa, era molto agitata. Ma tornerà qui a lavorare, ha tutta la nostra fiducia. La sua famiglia valuterà eventuali danni morali, noi, penso, interpelleremo un legale".
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