Se Volkswagen piange, Fca non ride, almeno non più. Dagli Stati Uniti arrivano un paio di tegole dirette sulla testa del Ceo Sergio Marchionneche rigurdano la sicurezza di alcuni modelli prodotti in America e le trattative sindacali con gli stabilimenti di Detroit.
La multa - Il ministrero dei trasporti americano, scrive Repubblica, ha multato Fca per aver omesso di segnalare alcuni incidenti mortali entro i cinque giorni previsti dalla legge, dopo che Fiat Chrysler aveva atteso altro tempo prima di intervenire nel riparare dei difetti di alcuni modelli. Per il ritardo sulle riparazioni, la Fca era stata multata di 105 milioni di dollari, ma ora la stangata potrebbe aumentare visto che le autorità americane hanno deciso di approfondire le indagini.
Sindacati - Altra brutta gatta da pelare per Marchionne sono le trattative per il rinnovo dei contratti con i sindacati degli stabilimenti Usa di Fca. Secondo il Detroit Free Press, i lavoratori americani avrebbero bocciato l'accordo trovato due settimane fa tra Marchionne e Dennis Williams, capo del sindacato Uaw. Lo stop è arrivato in particolare da JeffersonNorth, l'ultimo stabilimento rimasto nell'area urbana di Detroit dove oggi si produce la Gran Cherokee, oltre che dagli operai più radicali diToledo, in Ohio: "Ci avevano promesso che avrebbero equiparato le paghe dei nuovi assunti a quelle dei veterani - hanno dichiarato gli operai - ma non è stato così". Il malcontento tra gli operai Fca è condizionato anche dall'imminente campagna elettorale Usa che sta spargendo voci di trasferimento degli stabilimenti in altre città, a seconda di quale candidato le propone.
Il voto - Le votazioni di tutti gli stabilimenti sono quasi alla conclusione. Fra poche ore si conoscerà l'orientamento definitivo dei dipendenti americani di Fca, con un voto che non solo darà indicazioni nel merito dell'accordo tra azienda e sindacati, ma anche sulla fiducia che gli operai hanno ancora nella Uaw. Un risultato che diventa delicato visto che Marchionne sta per aprire il dossier General Motors, dove il sindacato è il principale azionista.
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